Simboli: etera

 di Leo Spanu

Termine antico, oggi adottato in maniera impropria (e negativa) per indicare una donna dedita alla prostituzione ma d'alto bordo. In realtà le etere, nell'antica Grecia, erano delle donne, colte e spesso artiste che,  oltre a prestazioni sessuali offrivano compagnia e intrattenimento. Le etere ( in greco hetairai, compagna) si distinguevano dalle donne ateniesi sposate, che si dedicavano all'educazione dei figli e alla gestione della casa, per un ruolo ritenuto di prestigio in quanto praticavano la filosofia, la musica e la danza. Da questo punto di vista avevano molto in comune con le geishe giapponesi ma avevano in più una condizione di autonomia e di indipendenza sconosciuta in Giappone. Infatti potevano gestire i loro averi a differenza delle donne comuni, potevano creare vere e proprie aziende di accompagnatrici e potevano partecipare ai simposi maschili dove le donne erano generalmente escluse.

Niente in comune quindi con le prostitute (in greco, pornai) che lavoravano nelle strade o nei bordelli.

Molte etere divennero famose nella storia greca: Aspasia prima amante e poi moglie di Pericle; Taide, amata da Alessandro Magno e da Dante apostrofata ("Taide è la puttana...")  nell'Inferno come esempio di peccatrice; Frine, modella dello scultore Prassitele, considerata così bella da posare per la statua di Venere (1).

Ma anche a Roma le etere avevano un ruolo rilevante nella società; si ricordano, tra le più famose,  Lesbia amante di Catullo che la cantò nei suoi versi. Il nome vero della donna era Clodia, intelligente, colta, raffinata e molto libera, infatti ebbe molti amanti pur essendo sposata con un personaggio politico importante. Altra famosa  etera fu Cinzia, amante decisamente focosa e infedele, del poeta Properzio.

Questo genere di donne ha spesso condizionato le scelte anche politiche di personaggi storici importanti vedi ad esempio Belistica  l'etera di Tolomeo II d'Egitto (308 a.C.-246 a.C.).

Anche Teodora, moglie di Giustiniano, imperatore bizantino (482-565) in gioventù era stata un'etera (un'attrice teatrale con "divagazioni"  nel mondo della prostituzione) ma alla fine della sua esistenza si ritirò in un convento

NOTE

1) Venere, Afrodite Cidnia, Roma Città del Vaticano

da Prassitele, copia romana (360 a.C.)

2) Il processo di Frine

Frine fu accusata di empietà da un ex amante, un'accusa che poteva portare alla pena di morte. Il difensore della donna, pronunciò una delle orazioni più famose dell'antichità (Per Frine) ma temendo di perdere la causa, strappò la veste alla sua assistita denudandola davanti ai giudici. I giudici ritennero che la bellezza non può essere mai una colpa e Frine fu assolta. Naturalmente di quel processo ci sono molte versioni. Molti artisti hanno raccontato la storia di Frine nella pittura, nella letteratura e nel cinema.

Jean- Leon Jerome (Francia 1824-1904) Frine davanti all'Aeropago (1861)

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