I sogni sono solo sogni
di Leo Spanu
Il tempo correva sempre più in fretta. Nuccia diventava ogni giorno più bella. Le lunghe gambe sotto le corte gonnelline, il seno che sbocciava sotto la camicetta, tutto prometteva una donna straordinaria. Leandro ne era certo e aspettava pazientemente di diventare grande. Avrebbe vinto finalmente quella maledetta timidezza, avrebbe detto tutto quello che per anni aveva tenuto dentro. Aveva molte parole da regalare e storie da raccontare. Aveva un mondo da donare a Nuccia.
Ma, come sempre accade, i sogni sono solo sogni.
Il padre di Leandro fu trasferito ad un'altra città, ancora un'altra città.
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Il viaggio fu lungo e noioso. Presto calò la notte e anche la campagna che correva fuori dal finestrino divenne una tela nera con qualche luce ogni tanto a illuminare case isolate, strade di campagna, filari di alberi, piccoli paesi che apparivano e sparivano come fantasmi. Quella notte il treno era un'illusione che fuggiva via.
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In quei pochi attimi la sua vita gli era passata davanti come un film proiettato a tutta velocità. Leandro ritrovò il presente e capì che tutto era cambiato e anche lui era cambiato. Decise di ricominciare da zero, cosa non facile visto che tutti i suoi punti di riferimento erano rimasti a Treviso.
Leandro era rimasto a Treviso. Lui doveva rinascere col suo vero nome. Leandro era solo il nome di un bambino che ormai non esisteva più. Leandro non era mai partito. Era rimasto insieme a Nuccia e agli amici delle case INCIS, prigioniero in una città perduta da qualche parte. Come l'isola che non c'è. Come nella favola di Peter Pan.
Tratto da I ragazzi delle case INCIS edizioni EDES Sassari 2012
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