Floriana
di Leo Spanu
da " A Brescia non c'è la nebbia" Edizioni EDES Sassari 2018-
E poi c'era Floriana: guanciotte piene, larga di fianchi e seno provocante. Non era bellissima ma aveva una dolcezza e un sorriso da sciogliere i ghiacciai delle Alpi. La sua rumorosa risata riempiva l'aria come campane a festa. Lo aveva adocchiato subito e s'era incollata a lui peggio di un francobollo. E parlava, parlava, Dio quanto parlava ma a Leo stava bena, tanto ascoltava solo a sprazzi quel fiume di parole che lo stava inondando. Era da tempo che non si sentiva così bene e quella ragazza, esagerata in tutto, era la medicina giusta per il suo malumore. Il tardo pomeriggio si ritrovarono soli, rientrando alla fin della gita, mano nella mano e ridendo e giocando come due bambini felici. Poi si fermarono alla fine del sentiero, la città era dietro di loro mentre le prime ombre della sera cominciavano a scacciare il giorno. Fu come un primo bacio, nuovo e incredibilmente timido. Leo era da molto tempo che non baciava una ragazza, si era dimenticato il sapore e il piacere di quelle esperienza ed ora quella ragazza un pò goffa e buffa gli stava regalando emozioni dimenticate e un piccolo gioco d'amore. Fu lei ad iniziare la storia, lui accettò quasi controvoglia, per noia, per stanchezza, per solitudine.
-Ci vediamo sabato.-
Florina studiava dattilografia in una scuola privata nella zona di porta Trento, a mezzogiorno finiva le lezioni. Leo andava a prenderla per fare due passi insieme fino alla fermata del tram che lei prendeva per rientrare a casa, in periferia, nel quartiere di Mompiano. Si, poteva staccare qualche ora dalla monotonia dello studio e stare insieme a quella ragazza così diversa da lui.
L'incontro del sabato fu troppo veloce ma sufficiente per fissare un appuntamento vero. Alle quattro, davanti alla scuola e lui aveva anche la macchina che il padre, generosamente, gli aveva prestato. Alla mamma che si era opposta perchè doveva studiare (non aveva ancora digerito la bocciatura e il costo supplementare della scuola privata) aveva replicato:
-E dagli qualche ora di tregua.-
La meta, non poteva essere che il Castello coi suoi viali nascosti e i suoi angoli bui. Il viaggio in macchina fu molto breve, poche centinaia di metri ma finalmente Leo entrò in una dimensione nuova. Fare l'amore dentro una Prinz non è il massimo della comodità, peggio è solo la Cinquecento con quel pomello del cambio che si infila dappertutto ma, con qualche fatica, qualche ahi e molte risate, Leo riuscì ad arrivare vincitore alla fine della piacevole battaglia.
Nella settimana seguente anche gli studi gli sembrarono più leggeri; la fisica, sua bestia nera, sembrò più comprensibile del solito ma era solo euforia. Il sabato dopo, il rapporto fu più tranquillo, meno acrobazie e più tenerezza e su questo aspetto della loro giovane relazione Leo cominciò riflettere. Quella notte non riuscì a prendere sonno per le nuove emozioni e per tutto quello che stava scoprendo dell'amore e sull'amore e che non aveva mai provato prima, pensieri inconsueti che fuggivano dalla mente.
Che Floriana fosse innamorata di lui lo avrebbe capito anche un bambino, era un innamoramento a mille ma lui cosa provava per quella ragazza a parte l'attrazione fisica? E poi c'era tutta quell'allegria e la gioia di vivere contro la sua noia accumulata nel corso dei mesi passati, forse anche anni. Ecco la parola noia era quella giusta per analizzare i suoi sentimenti. Da tempo aveva deciso di evitare relazioni serie o perlomeno lunghe: meglio storie mordi e fuggi, se capitava l'occasione, altrimenti niente. Non è scritto da nessuna parte che a quell'età bisogna avere una ragazza fissa anzi si sta meglio senza.
Floriana era solo un incidente di percorso, piacevole certo ma niente di più, non poteva essere diversamente. Era apparsa nel momento sbagliato della vita di Leo, in una fase difficile della sua maturazione quando, per le delusioni subite, la componente egoistica aveva preso il sopravvento sulla sua naturale disponibilità verso gli altri. Troppe ferite ancora fresche per guardare il mondo con benevolenza, nessuna empatia. C'era troppo rancore nel suo cuore, Leo si era incattivito e aveva scelto di diventare freddo e indifferente. Contava lui e solo lui. Ma in fondo, molto in fondo, c'era sempre una vocina che lo disturbava, un residuo di coscienza che metteva in discussione le sue decisioni.
Leo invidiava quelli che sapevano vivere tranquilli e fare il male fregandosene di tutto e di tutti: anche lui avrebbe voluto essere uno stronzo contento, senza sensi di colpa a rovinargli l'appetito e l'umore. Invece niente, quando i suoi comportamenti erano contrari ai principi, ai valori che gli avevano insegnato, c'era un giudice spietato in qualche parte dentro di lui che lo condannava senza attenuanti. Non c'erano scuse, ragionamenti in difesa che riuscivano ad attenuare la sensazione di malessere che lo metteva in crisi mentalmente e fisicamente. Di tutta questa guerra fuori non si vedeva niente. Nè famiglia, nè amici avevano sentore delle sue difficoltà. Probabilmente non interessava a nessuno. Come sempre, doveva risolvere da solo i suoi problemi.
Ma Floriana? Poteva far del male ad una ragazza così innocente, ad una donna che lo amava davvero, senza chiedere niente in cambio, senza sapere niente di lui, senza giudicarlo. Leo lo amava così, con un sorriso di complicità, con l'allegria che illuminava i grandi occhi scuri e il suo essere così eccessiva come il fragore di un temporale stivo. Un donna innamorata è uno spettacolo della natura, questo Leo riusciva a capirlo, un paesaggio da ammirare. Ferirla o peggio era come distruggere un capolavoro, come calpestare un fiore appena sbocciato: un delitto imperdonabile.
Fu una settimana difficile, anche i suoi studi rischiavano di risentire del suo stato d'animo: la decisione presa fu definitiva e senza ripensamenti. Doveva lasciarla, sparire per sempre, in fondo non era difficile, Floriana non sapeva quasi nulla della sua vita neppure l'indirizzo di casa o il numero di telefono e Brescia era una città abbastanza grande per nascondersi se uno si voleva nascondere. Furono giorni e notti che non finivano mai con la tentazione continua di recedere dalla sua decisione. Leo trovava mille alibi, faceva mille ragionamenti in sua difesa, elucubrazioni pseudofilosofiche e analisi psicologiche e antropologiche. Tutte stronzate.
Era sempre stato bravo con le parole e stava diventando sempre più abile; se fosse stato un avvocato avrebbe convinto tutti, giudici, giuria e pubblico, delle sue ragioni. Ma solo lui sapeva la verità. l'unica verità: che era un gran bastardo.
Quel sabato a mezzogiorno, Floriana aspettò invano.
Commenti
Posta un commento