Epilogo. Gennaio 1968
di Leo Spanu
da " A Brescia non c'è la nebbia" Edizioni EDES Sassari 2018
Al rientro da Desenzano, dove Leo aveva portato un pacchetto per conto di un commilitone, un cartello stradale e un'idea improvvisa. Il paese vicino, un paio di chilometri dalla statale, era il paese dove abitava Marianne. Quanti anni sono passati? Tre, più o meno, senza più vedersi o sentirsi.
Una sterzata veloce, il paesino era a pochi minuti di macchina, dopo la ferrovia; un lungo viale con pochi alberi spogliati dall'inverno, una strada sonnolenta con villette anonime e pretenziose. Un dubbio molesto.
-Forse è meglio tornare indietro. Cosa ci faccio qui?- Pensa Leo e un gelo improvviso lo blocca di fronte a quella casa sconosciuta. C'è un freddo incredibile, probabilmente nevicherà, meglio rientrare a casa prima che il viaggio di ritorno diventi rischioso. E' da stupidi essere lì, a fare cosa poi, a inseguire una vecchia storia finita male.
- Vattene!- Invece il dito si posa automaticamente sul campanello e Marianne appare sulla porta. Un largo sorriso, come tanto tempo fa, lei sembra felice di vederlo e a Leo tornano alla mente alcuni versi dell'Eneide.
" Riconosco i segni dell'antica fiamma." Li ricordava anche in latino, "Agnosco veteris vestigia flammae." La regina Didone spiega alla sorella che vedendo Enea sente ridestarsi il fuoco mai spento della passione. Ma lui non è Didone e del tempo passato non è rimasto più niente, così pensa Leo. Quella è una vista inutile. Invece la serata passa veloce e in allegria: lei è gentile e bella come sempre, ci sono tante cose da raccontare, tante parole e tanti ricordi e anche risate su vecchie storie, gli amici comuni, il liceo, le feste. E le domande sull'oggi e sul domani.
-Tu cosa fai?-
-Mi sono iscritto in Medicina ma non sono più convinto. Ho preso una pausa e sto facendo il servizio militare. Pensa, un sardo tra gli alpini, Divertente no, e tu?-
-Io mi sono iscritta in Farmacia per continuare l'attività di mio padre.-
Leo pensa che in fondo al suo cuore è rimasto un piccolo fuoco che credeva spento. Bisogna stare attenti, fermare le tentazioni prima che comincino a bruciare pensieri ed emozioni. Sembra facile. Il pomeriggio è troppo corto, ci sarebbe tanto da dire mentre la guarda negli occhi e l'accarezza con gli occhi: e lei che ricambia con dolcezza come una volta, forse con qualcosa di più. Rimpianto, nostalgia per qualcosa che poteva essere e non è stato poi il commiato, un saluto che non sembra un addio.
Lei gli dice: - Se vuoi, puoi scrivermi.-
E' una promessa? Chissà! Fuori è buio, sta cominciando a nevicare. Il viaggio sarà lungo malgrado la breve distanza ma cosa importa se si può ancora sognare. La strada gela e nei pressi di Rezzato la circolazione è diventata difficile per tutti. Leo malgrado sia ancora fresco di patente è un buon autista ma quando la machina comincia a slittare la lascia fare, guai a toccare il freno. La macchina, la nuova Prinz del padre, la seconda, il signor Sanna aveva apprezzato la prima per prestazioni e costi, fa un giro completo di 360 gradi all'incrocio, senza toccare niente e nessuno e poi si ferma dolcemente appoggiandosi ad un paracarro. Nessun incidente e nessun danno. Quello è davvero un giorno fortunato.
Pochi giorni di ferie poi il rientro in caserma, a Merano. C'è una lettera di Marianne che lo aspetta da qualche giorno ma c'è pure la caldaia da riempire per scaldare l'infermeria, che lo aspetta. Allora giù di corsa in cantina e via a spalare legna e carbone fino a quando nella bocca aperta brucia una fiamma bella e calda. Con quella luce si può leggere finalmente la lettera.
-Mi spiace, ma il mio fidanzato non vuole che noi manteniamo questa amicizia. Tu, se vuoi, scrivimi pure, Marianne.-
Questa volta il fidanzato era vero, dopo un pio d'anni Marianne si sarebbe sposata anche se il matrimonio non era destinato ad una lunga durata ma, naturalmente, tutto questo apparteneva al futuro. Il presente era la morte definitiva di un'illusione, quella lettera era una pietra tombale.
-Ma come, abbiamo passato una serata piena di risate e di allegria. Quando sono andato via mi hai abbracciato così forte che ho sentito battere il tuo cuore ed io ho creduto.... che cosa?-
I pensieri di Leo sono un'esplosione di parole mute, poi giù una sequenza di imprecazioni contro se stesso. Se ci fosse una gara per il più coglione, un posto sul podio sarebbe quasi sicuro ma poi, passata la delusione, finalmente un pensiero normale.
-Hai ventidue anni, quando la pianti di sognare ad occhi aperti? Sveglia ragazzo, sveglia!-
Leo ha ancora la lettera e la busta in mano, arrotola tutto e getta il suo grande amore nella caldaia, tutto l'amore di un tempo nel fuoco. Brucia e non lascia traccia.
Adesso comincia un'altra storia: la neve, la montagna, la fatica del servizio militare. La vita non è mai stata un sogno e non lo sarà mai. Ma cosa importa, è meglio far finta che lo sia. Si sopporta meglio tutto: la gente, gli amori finiti, gli amici svaniti, le speranze perdute.
Sogna pure ragazzo, sogna sempre e non arrenderti perchè i sogni non muoiono mai.
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