Sardegna brucia?

 di Leo Spanu

Non volevo scrivere sugli incendi che stanno devastando la nostra Sardegna; sono talmente arrabbiato che potrei perdere la calma (ed io sono uno molto tranquillo) che potrei scrivere cose sbagliate che non penso. Da sardo vero mi ritengo mille volte superiore a quei criminali che stanno violentando la nostra regione, non meritano neppure il mio disprezzo. Non parlerò quindi di questi "cosi" vestiti da uomini. Da sempre non abbiamo paura del nemico  che viene dal mare: abbiamo sempre saputo reagire, anche pagando costi altissimi, alle invasioni esterne ma ci troviamo impotenti davanti ai nemici interni: barbari che non hanno pietà di niente e nessuno.

A vedere certe immagini è come se una mano ti stringesse il cuore, fai fatica a trattenere le lacrime anche se sei uno che non piange mai. Non sono solo le piante, gli animali, talvolta le persone, a morire, è la nostra terra, la nostra storia, la nostra memoria: il fuoco rende tutto nero e grigio come l’ultimo degli inferni.

Per fortuna che il nostro popolo non si arrende mai. C’è una parola bellissima che indica il cuore dei sardi: sa paradura. E' un’antica tradizione dei pastori; quando uno di loro perdeva il gregge, qualunque fosse la causa,  gli altri donavano una  pecora al collega sfortunato perché potesse ricostituire il suo  gregge. Una consuetudine che dà la misura della civiltà di un popolo.

Vedere colonne di mezzi che trasportano fieno per gli animali e altro per aiutare i  nostri fratelli dell’oristanese è molto più di un’espressione di solidarietà. E’ sa paradura, la prova che gli incendiari non vinceranno mai.

Forza Paris!

NOTE

Per i non sardi, Forza Paris, significa Forza Insieme (Era il grido di guerra della Brigata Sassari nella prima guerra mondiale)

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