Pillole di storia: L'Italia in guerra

di Leo Spanu

Il  mattino del 10 giugno 1940 Benito Mussolini si affaccia sul balcone di palazzo Venezia, a Roma, e annuncia agli italiani che l’Italia è entrata in guerra a fianco della Germania, contro  la Gran Bretagna e la Francia. Fu una decisione personale quella di Mussolini che non convocò neppure il Gran Consiglio, l’organo costituzionale da lui stesso creato.

Una folla immensa ad applaudire la guerra. 
11 giugno 1940. Prima pagina de Il Popolo d'Italia. L'unico giornale (ancora libero) contrario alla guerra fu L'Osservatore Romano

Diversi i fronti di battaglia organizzati dall’Italia: in Africa, in particolare in Libia e in Egitto zone di influenza inglese, e in Grecia, alleata della Gran Bretagna. Il 28 ottobre 1940 inizia l'attacco alla Grecia partendo dall’Albania. L’esercito italiano si dimostrò subito inadeguato  e impreparato sia per l’equipaggiamento sia  per le difficoltà ambientali e finì male; solo l'intervento dei tedeschi piegò la Grecia.

Per raccontarla con amara ironia come Ugo Tognazzi, reduce zoppo,  nel film “Venga a prendere il caffè da noi” : Siamo andati per spezzare le reni alla Grecia e invece hanno rotto il culo a me. 

Anche la guerra d’Africa non va bene. L’esercito italiano ha bisogno dell’esercito tedesco per salvare la faccia. Le truppe tedesche agli ordini del generale Rommel riescono a sconfiggere gli inglesi  e a mantenere il controllo dell’Africa fino al 1943. Rientrato in patria, Rommel, che non era di idee naziste, fu accusato di tradimento e costretto al suicidio.

Gli italiani malgrado la disparità di forze e la scadente organizzazione militare sono dei buoni soldati ma a El-Alamein, una località egiziana sulla costa del Mediterraneo, il 28 ottobre 1942, subiscono una dolorosa sconfitta da parte delle truppe inglesi guidate dal generale Montgomery. L’Africa  ritorna sotto il controllo degli alleati.

Tunisia. Trincea italiana
El-Alamein. Postazione italiana in attesa dell'attacco.
Africa. Prigionieri italiani in attesa di essere trasferiti in un campo di prigionia in Tunisia.

Ma il peggio del governo fascista fu la spedizione di un corpo d'armata in Russia. Dei 200.000 soldati inviati, più della metà rimase sul campo uccisi dal gelo e dal fango. Tra i dispersi c'era anche mio zio, il fratello di mia madre; non abbiamo mai saputo niente della sua fine malgrado anch'io mi sia interessato e abbia fatto ricerche tramite amici e conoscenti a Roma. Mia nonna mise il lutto da allora e non lo tolse più.

Vienna. Passaggio del primo convoglio che trasporta il corpo di spedizione italiano in Russia.
Fronte russo.
Russia. Recupero delle salme di soldati italiani.
Russia. Colonne di prigionieri italiani, tedeschi, ungheresi e rumeni.

Roma 26 luglio 1943. Il fascismo è caduto; si rimuovono i simboli. Ma la guerra non è finita.

Corfù, settembre 1943. Soldati italiani catturati dai tedeschi.
Lazio, maggio 1944. Distribuzione  dei viveri effettuata dalle truppe alleate-

Forse la guerra non finisce mai.
Atene 1949. Nella fotografia: bambini in coda per il pane fornito grazie al piano Marshall.

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