Gente di mare
di Leo Spanu
Fra poco si comincerà ad andare al mare, almeno qui da noi, quando la stagione dei bagni comincia a maggio e finisce a novembre. Io al mare non ci vado più: non sopporto la sabbia tra le dita dei piedi, la pancetta che si sporge dal costume (appena appena), quelli che camminano sul tuo asciugamano quando ti alzi per sgranchire le gambe. Una volta a Stintino, quando ancora si poteva andare, una famiglia di milanesi mi ha occupato asciugamano e ombrellone poi ha cercato di dimostrare che io avevo le idee confuse sull'utilizzo delle spiagge pubbliche: tutto quello che c'è sopra è del primo che arriva. Stavo per dire al pirla maschio: "Allora prenditi anche la nonna che è seduta vicino". Poi mi sono ricordato che la nonna non era la mia. Non sopporto neppure quelli che fanno i filosofi: per fare la pipì guardano l'orizzonte. Poi ci sono quelli che scrutano dal bagnasciuga l'immensità del mare; normalmente sono persone, uomini e donne, di ampie vedute e di ampie dimensioni, Solo i costumi sono piccoli piccoli.
Mi piace il mare, meno la gente di mare, mi rovinano il paesaggio e l'ottimismo. Ho smesso di andare al mare quando le donne si sono tolte il reggiseno. Sono strane le donne: si mettono il reggiseno a otto anni quando non c'è niente da reggere poi, a cinquant'anni, quando si ritrovano con frutti pendenti, se lo tolgono. Comunque sempre meglio degli uomini a cui sfuggono le palline dal costume. O no ?
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