La bellezza e Venezia
di Leo Spanu
Recupero un mio vecchio articolo (del 2017) sulla bellezza e su Venezia. Niente di importante solo una modesta riflessione personale. Per uno che abitava a Treviso ( la piccola Venezia) Venezia era la meraviglia a pochi chilometri di distanza; sapere dei rischi che corre nell' indifferenza di una società che pensa solo al profitto, è per me motivo di dolore. Per quanto riguarda la bellezza, non so se salverà il mondo, mi basta che abbia salvato me.
La Bellezza (2002) è una delle canzoni più poetiche di Roberto Vecchioni. La prima volta che la sentii fu come fare un viaggio indietro nel tempo, tanti anni fa, per ritrovarmi, guarda caso, a Venezia. La prima volta che l’ascoltai mi accorsi che avevo dentro una storia che non volevo raccontarmi ma che non potevo scordare. Ci voleva una canzone, le parole di un poeta per recuperare e confondere ricordi e rimpianti.
Una calda giornata primaverile, gli amici a giocare e scherzare mentre io disteso sulla spiaggia del Lido la guardavo come se fosse l’ultima volta. Quel suo sorriso imbronciato e quella bellezza lieve nel sole pieno del pomeriggio sono rimasti nella memoria. Era davvero l’ultima volta, quell’amore era ormai finito ma io pensavo ad altro. A pochi chilometri di distanza, a Treviso, c’erano ancora i segni del mio passaggio, altri amici appena lasciati e il ricordo di noi bambini, un ricordo rannicchiato in un angolo della memoria come un animale ferito.
Passa la bellezza nei tuoi occhi neri, scende sui tuoi fianchi e sono sogni i tuoi pensieri
Passavano le ore e i minuti come gabbiani silenziosi sopra quel mare di smeraldo e di rubino, io guardavo il suo viso e il suo corpo controluce e mi sembrava sempre più lontana:
Venezia in questa luce del Lido prima del tramonto ha la forma del tuo corpo che mi ruba lo sfondo.
Se fossi un poeta avrei guardato allora Venezia come la fine di un viaggio;
se fossi un poeta ti avrei cantato con rabbia ed allegria:
se fossi un uomo senza memoria oggi giocherei quel che mi resta della vita in una mano sola;
se fossi un uomo senza storia oggi non sarei qui a riempire fogli di parole e suoni.
Ero un ragazzo, quella sera a Venezia, e mi sentivo vecchio, una sensazione che mi ha accompagnato per tutta la vita come se i miei anni pesassero più di quelli degli altri; ogni volta che mi guardavo indietro pensavo che mi sarebbe bastato allungare una mano per raggiungerti e toccarti e parlarti. Invece no, sono andato avanti come se non fosse mai successo niente e forse non è mai successo niente. La vita guarisce tutte le ferite e quando ti sforzi di ritrovare il dolore di un tempo, i pensieri di una volta, non sai più distinguere il bene ricevuto dal male che ti ha offeso. Così ti aggrappi a quello che hai, che non è poco, e cerchi di non pensare più, per fermare il tempo che corre, corre, corre.
Ho paura della fine, non ho più voglia di un inizio; ho paura di non vederti più, di averla persa…. Tutta la bellezza che non ho mai colto, tutta la bellezza immaginata che c’era sul tuo volto.
NOTE
I versi in corsivo sono di Roberto Vecchioni.
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