Una canzone per te: La ballata dell'ex

di Leo Spanu

Sergio Endrigo (1933-2005) era un cantautore che spaziava, nelle sue canzoni, dall’amore, alle cantilene per bambini, alla guerra. A parte i successi sanremesi che immagino e mi auguro gli abbiano garantito un vecchiaia economicamente serena, il meglio della sua produzione è poco conosciuto dal grande pubblico. Eppure Sergio Endrigo è stato uno dei migliori autori di sempre e, nel panorama della musica leggera italiana, è tra i grandi: Fabrizio De Andrè, Roberto Vecchioni, Luigi Tenco, Paolo Conte, Giorgio Gaber, Angelo Branduardi, Francesco De Gregori, Francesco Guccini, Gino Paoli. Questi, insieme a Endrigo, sono l’empireo. Poi ci sono gli altri, bravi ma un gradino sotto.

Non voglio, in questa sede, fare classifiche che lasciano il tempo che trovano ma evidenziare  il dramma di Sergio Endrigo, artista friulano, fuggito dalla sua terra, perché durante e dopo la guerra sono accadute cose strane, molte delle quali rimaste nascoste per troppo tempo. Le foibe sono storia recente e dimostrano, ancora una volta, come noi italiani non siamo mai stati capaci di fare i conti col nostro passato. Troppe ferite ancora aperte e troppi morti che aspettano giustizia.

La ballata dell’ex racconta una storia purtroppo verosimile. Con la caduta del fascismo molta gente è rimasta al proprio posto senza aver pagato niente per i delitti contro il popolo italiano e contro l'umanità. Un processo sommario a Mussolini, come capro espiatorio, l’oltraggio al suo cadavere e a quello di una donna incolpevole, poi tutto è ricominciato come niente fosse. Troppi responsabili sono rimasti impuniti e oggi c’è ancora molta gente che non vuole capire che il fascismo, con tutto il male che si porta dietro, è ancora vivo e pericoloso.

Sergio Endrigo. La ballata dell'ex (1966)


Andava per i boschi con due mitra e tre bombe a mano

la notte solo il vento gli faceva compagnia

laggiù nella vallata è già pronta l'imboscata

nell'alba senza sole eccoci qua

qualcuno il conto oggi pagherà.

Andava per i boschi con due mitra e tre bombe a mano

il mondo è un mondo cane ma stavolta cambierà

tra poco finiranno i giorni neri di paura

un mondo nuovo sorgerà

per tutti l'uguaglianza e la libertà.


In soli cinque anni questa guerra è già finita

è libera l'Italia, l'oppressore non c'è più

si canta per i campi dove il grano ride al sole

la gente è ritornata già in città

ci son nell'aria grandi novità.

E scese dai suoi monti per i boschi fino al piano

passava tra la gente che applaudiva gli alleati

andava a consegnare mitra, barba e bombe a mano

ormai l'artiglieria non serve più.

Un mondo tutto nuovo sorgerà

per tutti l'uguaglianza e la libertà.


E torna al suo paese che è rimasto sempre quello

con qualche casa in meno e un campanile in più

c'è il vecchio maresciallo che lo vuole interrogare

così per niente, per formalità.

Mi chiamano Danilo e sono qua.

E vogliono sapere perchè come quando e dove

soltanto per vedere se ha diritto alla pensione

gli chiedono per caso come è andata quella sera

che son partiti il conte e il podestà.

E chi li ha fatti fuori non si sa.


Se il tempo è galantuomo io son figlio di nessuno

vent'anni son passati e il nemico è sempre là

ma i tuoi compagni ormai non ci son più

son tutti al ministero o all'aldilà.

Ci fosse un cane a ricordare

che andavi per i boschi con due mitra e tre bombe a mano.

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