Quando di quest'amore saranno sparse le foglie

di Leo Spanu

Oggi  affronterò un argomento duro, parlando di scrittori che hanno scelto di chiudere volontariamente la loro esistenza. Naturalmente non cerco  risposte perché non so neppure se esistano, cerco soltanto di capire perché persone di grande intelligenza ma anche di esasperata sensibilità abbiano preso questa decisione.
Mi farò aiutare da una canzone di Roberto Vecchioni, un cantautore attento alla vita e ai suoi effetti collaterali, un poeta che in questa occasione  riprende, a modo suo, la poesia forse più famosa di Cesare Pavese: Verrà la morte e avrà i tuoi occhi.
Non racconterò quindi le modalità della morte, argomento caro ai morbosi spettatori della TV spazzatura, tutta gente che prima di leggere un libro si farebbe frustare con il gatto a nove code, ma proverò ad entrare nel malessere di coloro che hanno avuto la fortuna di toccare il cielo con i libri che hanno scritto, artisti che hanno incantato e convinto milioni di lettori ma non sono riusciti a trovare una parola consolatoria per se stessi.

Scrive Roberto Vecchioni:
Quando di questo amore 
saranno sparse le foglie 
e morirà l’orgoglio
nel mio inventario di stelle. 
Quando ti avrò battuta
cacciata sulla luna 
dimenticata per sempre….

E’ una battaglia infinita  che comincia il primo giorno che entri dentro il tuo mondo e lo confronti col mondo di fuori. Troppe differenze, troppe cose sbagliate, troppi  sogni che sai, da subito, non potrai mai realizzare, troppo di tutto e tanto da capire. Così ti lasci coprire da un sottile senso di impotenza come una seconda pelle che non ti fa respirare bene. Non importa quello che è stato ieri e che sarà o non sarà domani,  il tempo è una variabile impazzita che si consuma  nello spazio del giorno;  un’ombra  di malinconia negli occhi e nella mente per qualcosa che non conosci ma che sai di aver perduto;  la noia improvvisa, senza una ragione, quando una ragazza che ti piace, ti sorride. 
Sai che ci sarà  sempre un angolo buio in fondo alla coscienza, una porta chiusa nella memoria e poi quest’amore, come un gioco che non sai più giocare, quest’amore  che ha mille volti sconosciuti ma solo un volto  che ricordi e che hai perduto nel bianco della luna.
Non è facile costruirsi una vita secondo le emozione tue, c’è intorno un mercato sempre  pieno di offerte straordinarie, di sogni a buon mercato da consumare subito e  rumori, troppi  rumori che disturbano i silenzi del tuo cuore.
Sono molti gli scrittori che si sono suicidati ma io ne indicherò solo alcuni. Forse hanno qualcosa da insegnarci.

Cesare Pavese (1908-1950) Autore di opere come La bella estate (1949), La luna e i falò (1950), Lavorare stanca (poesie, 1943); Verrà la morte e avrà i tuoi occhi (1951). Ho già scritto di lui nel mio blog: forse se n’è andato per amore, solo per amore.

Primo Levi (1917-1987) Autore di opere come Se questo è un uomo (1947); La tregua (1963).Testimone di una  delle più grandi tragedie dell’umanità è sopravvissuto al campo di sterminio di Auschwitz.  Ma forse, alla fine, il dolore è stato più forte di lui.
Voi che vivete sicuri 
nelle vostre tiepide case
voi che trovate tornando a sera
il cibo caldo e visi amici
considerate se questo è un uomo
che lavora nel fango 
che non conosce pace  
che lotta per mezzo pane
che muore per un si o per un no.

Guido Morselli (1912-1973) Pubblicato solo dopo la sua morte Guido Morselli  è il simbolo di una certa politica editoriale piegata quasi sempre a banali logiche di mercato. Del resto anche Tomasi di Lampedusa che collezionava i rifiuti degli editori come monete da conservare non vide mai pubblicato il suo Gattopardo.
Lo stesso Italo Calvino rifiutò di pubblicare il romanzo Il Comunista (1976) con espressioni discutibili. Anche i grandi fanno degli errori. Certo che uno, che chiama la sua pistola “la ragazza dall’occhio nero”,  è inquietante. Opere di Morselli: Roma senza papa (1974); Un dramma borghese (1978).

Emilio Salgari (1862-2011) Se da bambino non ho letto tutti i suoi romanzi è perché non potevo pensare che ne avesse scritti tanti. 
Salgari e De Amicis (meno Collodi) sono stati compagni di avventure di generazioni di giovani e giovanissimi. Oggi non so. 
Scrittore di talento, ha inventato mondi incredibili senza viaggiare ma studiando dai libri e dagli atlanti della  biblioteca. Anche per lui una vita difficile con troppe disgrazie familiari e pochi soldi malgrado il successo dei suoi libri. 
E’ diventato famoso il suo saluto agli editori, prima di  morire:  A voi che vi siete arricchiti sulla mia pelle, mantenendo me e la mia famiglia in una condizione continua di semi-miseria od anche di più, chiedo solo che per compenso dei guadagni che vi ho dati, pensiate al mio funerale. Vi saluto spezzando la penna.
Troppi i libri da citare: consiglio i cicli dei Pirati della Malesia (Sandokan) e dei Corsari delle Antille (Il corsaro nero).

Sylvia Plath (1932-1963) Sensibile poetessa dal precoce talento. Il suo diario fu semidistrutto dall’ex marito. Ammalata di un amore morboso nei riguardo del marito che non solo la tradiva ma che probabilmente era anche un violento, forse stava chiedendo solo aiuto. Aveva due figli ancora troppo piccoli.
Sono abitata da un grido.
Di notte esce svolazzando
in cerca, con i suoi uncini, di qualcosa d'amare.

Heinrich Von Kleist (1777-1811) Commediografo e poeta, è stato un anticipatore del romanticismo tedesco. Un caso di omicidio-suicidio: infatti prima di spararsi, uccise un’mica malata di cancro (lei era consenziente).

Robert E. Howard (1906-1936). Il padre di Conan il Cimmero,  era un ragazzo timido che fu “bullizzato” dai suoi compagni (niente di nuovo sotto il sole). Decise quindi di dedicarsi allo sport (pugilato e body-building) fino a diventare un uomo grande e grosso. Chissà a cosa gli è servito. Opere: Ciclo di Conan. Solomon Kane.

David Foster Wallace(1962-2008) Soffrì per anni di depressione che combatteva divorando pillole. La depressione è la malattia dei nostri tempi, tempi moderni. Dopo le malattie del corpo abbiamo “inventato” anche la malattie dell’anima.

Virginia Wolf (1882-1941) Una delle più grandi figure della letteratura del 900. Malata e piena di fobie, è triste il modo che scelse per morire: si riempì le tasche di sassi e si lasciò affogare nel fiume vicino a casa. Toccante la lettera lasciata al marito.
"Quello che voglio dirti è che devo tutta la felicità della mia vita a te. Sei stato incredibilmente paziente e buono con me. Se qualcuno avesse potuto salvarmi saresti stato tu. Tutto se n'è andato da me tranne la certezza della tua bontà. Non posso continuare a rovinarti la vita. Non credo che due persone possano essere state felici più di quanto lo siamo stati noi."

Ernest Hemingway (1899-1961) Sembra incredibile che un uomo vitale che ha sempre vissuto "al limite", uno scrittore famoso e acclamato, autore di  capolavori come Addio alle armi, Il vecchio e il mare, Per chi suona la campana, premiato col Nobel per la letteratura nel 1954, soffrisse di quel male oscuro che è la depressione. Così si mise la canna del fucile in bocca. 
" E' meglio morire nel periodo felice della giovinezza non ancora disillusa, andarsene in un bagliore di luce, che avere il corpo consunto e vecchio e le illusioni disperse."

Romain Gary (Romain Kacew, 1914-1980) Autore di molti romanzi scritti con diversi nomi, alcuni dei quali adattati al cinema, è stato sposato con l'attrice Jean Seberg che si suicidò nel 1979. Lui seguì la ex moglie un anno dopo.

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