Io, speriamo che me la cavo.
di Leo Spanu
In genere quando i pifferi di montagna vanno per suonare
finiscono con l’essere suonati. La storia si ripete.
Abbiamo lasciato Salvini
che, venerdì sera, alla fine della campagna elettorale proclamava: Noi non
vinciamo ma stravinciamo e invece !?
Salvini ha trasformato una elezione regionale in un
referendum su se stesso, una nuova versione di Golia contro Davide; il leader
massimo del maggior partito italiano, almeno stando ai sondaggi e certa
stampa, contro uno sconosciuto (alla maggioranza degli italiani) governatore.
Altra storia che si ripete.
La politica muscolare, fatta di slogan, di propaganda bugiarda
e di violenza verbale, questa volta ha
provocato una reazione contraria e i cittadini dell’Emilia Romagna hanno detto
basta alle spacconate. Molti giornalisti, sempre bravi nel citare
numeri e numerini utilizzandoli a favore del potente di turno, hanno dimenticato di raccontare che nelle ultime elezioni
europee, la lega aveva avuto, in quella regione, un ottimo risultato, però, nello
stesso giorno, visto che si votava anche per le comunali, emiliani e romagnoli
avevano confermato la fiducia alle amministrazioni di centro sinistra. Anche questa volta è stato un voto “ragionato”.
Perché non si votava per dare una spallata al governo e farlo cadere o per fare Salvini “santo subito” ma, molto più semplicemente, per il governo della regione. E finalmente c’è
stato un voto normale. Ecco, la normalità dovrebbe essere la parola chiave per
guidare il nostro paese.
Basta con campagne elettorali senza fine, basta con lotte per bande dentro e fuori i
partiti.
Chi ha incarichi istituzionali, dai comuni al parlamento, dovrebbe
cercare di interpretare il proprio ruolo nella forma corretta, cioè mettersi a
lavorare.
Basta col presenzialismo continuo in televisione, sulla rete, sui giornali e, da qualche giorno. anche davanti al
campanello di casa tua.
E basta anche col dilettantismo più becero. Uno esce di casa
per andare a comprarsi il giornale e un etto di mortadella per il panino di
metà mattinata e manco si accorge di essere stato candidato; così si ritrova
deputato o senatore da un momento all’altro.
E’ evidente che poi non sappia cosa fare, cioè quello che è capitato agli onorevoli
a cinque stelle. Subito dopo la incredibile vittoria alle politiche del 2018,
scrissi che il movimento di Grillo non sarebbe durato a lungo ma non avrei mai
immaginato che si sciogliessero in così poco tempo, come neve al sole.
Il fatto
è che, per amministrare anche il più piccolo paese, ci vuole talento, passione
e lavoro.
E un asino non potrà mai diventare un cavallo.
E’ ora che i nostri capi cambino strategia e che
comincino a dare una lettura seria di
queste elezioni. Abbiamo bisogno di
politiche concrete, abbiamo bisogno di
serenità e buon senso per affrontare le tante sfide interne, vedi la disoccupazione
giovanile, la crisi di Taranto con gli USA che aumentano il costo dell’acciaio
e dell’alluminio, la crisi di Alitalia e tanto altro ancora. E anche dal resto
del mondo non stanno certo arrivando buone
notizie: la guerra in Libia con le speculazioni sul petrolio, i cambiamenti
climatici presi sottogamba e poi l’epidemia dalla Cina.
Decisamente non viviamo
giorni felici.
Perdere tempo con sciocche liti tra politici e politicanti
che sanno solo guardarsi allo specchio e, come la regina cattiva di Biancaneve, non fanno altro che chiedersi chi è
il più bello del reame, è una favola che non diverte più.
Ma, per dirla come un ragazzino napoletano di tanti anni
fa: io, speriamo che me la cavo.
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