Perdono
di Leo Spanu
Perdono è uno di quei vocaboli che cambia significato a
seconda dell’accento ( per i curiosi della lingua italiana si chiamano
omografi). Con l’accento sulla prima o è un sostantivo che indica un atto di
umanità verso chi ha sbagliato, sulla e è un verbo (perdere) che indica una
sconfitta.
Infatti essi (i leghisti) perdono perché costretti a coprire le
sbruffonate del loro capo; essi (i leghisti) perdono perchè stanno collezionando una serie quasi
infinita di figuracce per salvare capra, cavoli e poltrone.
Intanto Salvini, come Caterina Caselli, continua a
cantare:
Perdono, perdono, perdono, il male l’ho fatto anche a me.
Per fortuna degli
italiani, almeno quelli che non hanno ancora portato il cervello all’ammasso, per fortuna Salvini
ha sbagliato.
Non che il capo leghista
abbia mai dimostrato grandi doti di politico e, ancor meno, di statista; una pallida
imitazione di un fascismo da “polenta e osei” è stato
confusa con un divo da canzonetta o da telenovela da una minoranza di italiani,
accaniti divoratori di patatine e bugie fritte.
Oggi pomeriggio dovremmo cominciare a capire qualcosa e
finalmente sapere come andrà a finire questo governo tutto “chiacchiere e
distintivo” (come avrebbe detto Al Capone di Robert De Niro). Per oltre un anno
abbiamo sentito solo minacce contro quattro disperati che fuggono dai paesi in
difficoltà, come se in Italia non ci fossero problemi più seri da affrontare (vedi la
disoccupazione giovanile); si sono varate leggi liberticide che rischiano di
trasformarci in uno stato di polizia per paura di non si sa quali invasioni
barbariche; si è dichiarata guerra a stati amici e alleati solo per far vedere
al mondo “quanto ce l’abbiamo duro” (vecchio sogno di Bossi),
Stasera il presidente Conte dovrebbe rimettere le cose a posto dimettendosi dal suo incarico.
Troppo
tardi ha detto quello che era giusto dire ma, per fortuna, in politica è sempre possibile ricominciare.
Ho
già espresso la mia opinione: con buona pace
di quelli che urlano allo scandalo, alla truffa e chiedono aiuto alla
piazza, le procedure consolidate per
risolvere le crisi politiche, sono normali regole di democrazia.
Prima di
sciogliere le camere e di mandare i cittadini alle urne, il Presidente della
Repubblica ha il diritto-dovere di cercare altre maggioranze politiche. Tutto
il resto è solo un coro di asini che ragliano al cielo.
Ho già scritto che
andrebbe ridato l’incarico a Conte, come espressione del partito di
maggioranza, quello che ha vinto le elezioni politiche nel 2018: i vari
sondaggi più o meno pilotati, i
risultati elettorali alle europee sono solo un alibi per permettere a molti
giornalisti, che adorano giocare a fare dio, di incantare gli italiani col gioco delle tre
carte: nessuno vince, tutti perdono.
Ma in democrazia contano ancora i numeri.
Quindi prima di
votare sarebbe utile cercare una nuova maggioranza politica. Magari evitando di
dire castronerie e pronunciare anatemi contro Renzi e la Boschi, che sono solo due
esponenti del Partito Democratico regolarmente
votati ed eletti .
In questo circo di
serie zeta che è diventata la politica
italiana sembra ci siano due tipi di italiani: quelli che votano lega e centro destra e
sono italiani veri (e intelligenti) e quelli che invece votano la sinistra e
sono idioti e coglioni (un tempo li chiamò così Berlusconi).
Qualcuno è così gentile da spiegarmi perché?
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