Ricordando Andrea Pietri
di Leo Spanu
Ho già scritto di lui e pubblicato di lui su questo blog (
Andrea Pietri: un testimone della memoria 14/7/2015). In realtà l’articolo era
uscito qualche anno prima sulla rivista Il Corriere Turritano.
Andrea aveva voluto
leggerlo prima ma non mi aveva chiesto nessuna modifica del testo anzi, aveva molto gradito il mio modo di fare
“critica”. Forse perché non essendo un critico d’arte (e neppure letterario)
racconto le cose che mi piacciono senza sentirmi vincolato a
niente a nessuno.
Negli ultimi tempi, prima di morire, si era lamentato che
andavo a trovarlo sempre più raramente ed io mi scusavo dicendo che la mia “pigrizia”
aumentava con gli anni. La nostra amicizia era abbastanza recente; ci conoscevamo
da molto tempo ma era una conoscenza superficiale come capita nei paesi, dove ci
si conosce tutti (o forse ci si conosceva perché i tempi e le persone sono
molto cambiate) ma ci si limita ad un frettoloso saluto.
Con Andrea che,
nei primi anni 80, mi aveva fatto una caricatura (che mi ha regalato) a mia
insaputa, si parlava d’arte ma non solo. Quando aveva scoperto la mia passione
per la pittura mi aveva quasi obbligato a visitare il
suo studio (poi ci sono passato ripetutamente) e mi aveva mostrato le sue opere,
raccontato del suo lavoro. Quando stava con i suoi amici al bar, dove ancora c’era
la Gabbietta, non è che potesse parlare molto di pittura: qualche pettegolezzo,
un po’ di politica locale, ricordi “di come eravamo una volta”, una lettura veloce al giornale per "vedere chi è morto
oggi", insomma le solite chiacchiere per passare una mattinata da pensionati, in attesa
di tornare a casa.
Con me Andrea aveva trovato un alternativa e a me piaceva
ascoltare le storie di un vecchio professore, di un artista che aveva molte
cose da raccontare.
Il bar ex Gabbietta non esiste più, molti suoi amici hanno
chiuso il loro viaggio terreno e la piazzetta che un giorno era al centro della
vita del paese oggi è deserta. Io esco sempre meno, poche persone interessanti
da incontrare.
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