Abbiamo bisogno di più Europa
di Leo Spanu
Senza offesa per nessuno ma non ho fiducia in quelli
sopra i trent’anni.
Noi (under 75) abbiamo fatto troppi errori: c’erano sogni veri, aspirazioni e convinzioni durante la
nostra gioventù. Avevamo capito molto e così abbiamo fatto spaventare i poteri
consolidati, tutti i poteri: politico, economico, religioso. Gli anni a cavallo
tra il 1960 e il 1970 sono stati una rivoluzione culturale
senza precedenti, come non si vedeva da tempo.
Anni probabilmente pieni di eccessi e di esagerazioni
ma anche di grandi speranze, sono stati
come un’ubriacatura gigantesca; dopo la
festa ci siamo risvegliati con la testa tra le mani, siamo rientrati nel gregge, abbiamo recuperato
la vita quotidiana fatta di abitudini e di conformismo.
Avevamo mostrato al mondo intero che il re è
nudo ma poi abbiamo rinunciato al futuro in cambio di briciole di benessere.
I
nostri figli sono diventati la brutta fotocopia di quello che noi eravamo.
I
nostri miti, i nostri libri, la nostra musica, i nostri ideali, spesso al
limite dell’utopia e dell’anarchia, sono diventati carta straccia.
Oggi il
mercato globale produce ignoranza, analfabetismo, superficialità, malafede mascherando
il tutto dietro libertà vigilate e titoli di studio fasulli.
Ed è solo colpa
nostra, a volte mi sento come l’ultimo dei Mohicani, un sopravissuto.
Si, dai trent’anni in su siamo tutti da
rottamare. Ma come si può pensare di creare una società civile e democratica
costruendo muri, istigando odio nella mente della gente, fomentando guerre e
violenze nelle periferie del mondo, creando condizioni di fame e miseria per milioni di persone.
Ma ci
rendiamo conto che ci stiamo suicidando in nome della nostra imbecillità?
E
leggetelo qualche libro, maledizione! Anzi leggete un solo racconto: La maschera
della morte rossa di Edgar Allan Poe. Di cosa parla? Ve lo dico in sintesi poi
fate le riflessioni che vi pare.Un principe si richiude in un palazzo insieme
ad amici e parenti per sfuggire alla peste che ha colpito il paese. Tutto
isolato e sigillato. il gruppo vive per mesi tra feste e balli, ignorando e
disinteressandosi di quanto avviene fuori ma il male, la peste, la morte rossa
è entrata nel palazzo.
Quello che mi colpisce, da sempre, è la banalità del male, la sua immagine.
Hitler aveva la faccia di un usciere capace solo di mettere timbri; Stalin sembrava un contadino analfabeta.
Su un piano diverso il
presidente americano Trump dà l'idea di un
vecchio satiro a cui sono rimaste le voglie ma non lo strumento.
Su un altro piano ancora, Salvini,
con la sua espressione bovina, parla alle folle come un piazzista di pentole di
una volta. Di Maio, l’uomo dal sorriso dipinto,
invece è uno che racconta barzellette ma non fa ridere nessuno.
L’Europa è un’istituzione piena di problemi: da migliorare
non certo da cancellare.
E’ sufficiente un solo esempio per capire quanto un’Europa veramente unita e
con una politica comune in tutti i campi possa essere una risposta valida alla
richiesta di un futuro più sereno non
solo per i suoi abitanti ma anche per il resto del mondo.
Il progetto Erasmus è una straordinaria possibilità data ai nostri giovani di fare studi ed
esperienze insieme; eliminate le frontiere, con milioni di ragazze e ragazzi che possono confrontarsi tra loro, trovare un visione comune pur nelle
differenze di lingua e di cultura.
Ho avuto il piacere di conoscere giovani che
hanno vissuto quell’esperienza, hanno una mente più aperta, un modo di guardare
la realtà non legata a pregiudizi e luoghi comuni.
Hanno molto da dare perché non hanno messo limiti alla loro voglia di conoscere. Con loro l’Europa può tornare ad essere quella che è sempre stata, una sorgente di civiltà.
Hanno molto da dare perché non hanno messo limiti alla loro voglia di conoscere. Con loro l’Europa può tornare ad essere quella che è sempre stata, una sorgente di civiltà.
Anche perché, quando le
frontiere sono rimaste aperte al confronto con popoli e religioni diverse, la nostra civiltà è diventata più ricca; basta guardare l’arte, la scienza, l'architettura.
Ogni volta, invece, che abbiamo messo barriere e costruito muri, ogni volta che abbiamo
inventato nemici da combattere, siamo caduti in periodi di lutti e barbarie.
La pace, si costruisce col dialogo; i
razzismi di qualsiasi colore portano solo a
guerre senza fine. I ragazzi
Erasmus sono una risposta intelligente ed efficace contro ogni forma di
razzismo.
Poi ci sono le ragazze e i ragazzi che non hanno ancora
vent’anni, quelli nati nel nuovo millennio. Lasciamoli liberi di sbagliare, di
esagerare, di scendere in piazza coi loro slogan e con le loro richieste. Non
se ne può più “saggi” tromboni che sanno
e spiegano tutto nei salotti televisivi
e poi, nel concreto, non hanno mai tirato fuori un ragno dal buco.
Abbiamo bisogno di più Europa perché il mondo è diventato
troppo piccolo per pensare di poterlo chiudere dentro un pugno.
Abbiamo bisogno
di più Europa perché isolarci dentro le quattro mura di casa ci rende solo più
egoisti e cattivi.
Abbiamo bisogno di più Europa perché abbiamo necessità di
una casa più grande dove poter accogliere anche quelli che vengono da lontano e che, come noi, aspirano ad una vita migliore.
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