La ragione degli altri
di Leo Spanu
Scena dal film " I mostri" (1963)
Non capisco chi gode delle disgrazie
altrui. Se poi un uomo, colpevole di gravi reati, finisce giustamente in
prigione, non vedo cosa ci sia da festeggiare. Il dolore,
la sofferenza degli altri non migliorano la mia vita: io le mie rivincite e le mie soddisfazioni le cerco in ciò
che di buono e di positivo riesco a fare. Così come ascolto le opinioni degli
altri senza la presunzione di avere la verità in tasca e rispetto le loro ragioni anche quando non le condivido.
Ecco, condividere, la parola più sbagliata di questa assurda società: pollice giù o pollice su come negli anfiteatri romani durante i combattimenti dei gladiatori. Solo che il gradimento o meno dello spettacolo da parte dell’imperatore è un’invenzione cinematografica, una bufala per far spettacolo e noi non siamo gladiatori che rischiano di morire.
Siamo spettatori morbosi di storie tristi, spesso ignobili.
Ecco, condividere, la parola più sbagliata di questa assurda società: pollice giù o pollice su come negli anfiteatri romani durante i combattimenti dei gladiatori. Solo che il gradimento o meno dello spettacolo da parte dell’imperatore è un’invenzione cinematografica, una bufala per far spettacolo e noi non siamo gladiatori che rischiano di morire.
Siamo spettatori morbosi di storie tristi, spesso ignobili.
“Ammazza la moglie” e noi pronti col dito sul tasto “mi piace”.
Che cosa? Che un uomo abbia ammazzato la moglie?
Vignetta di Makkox
Una dottoressa, durante l’autopsia di un ragazzo
quattordicenne, un migrante morto annegato, ha trovato, cucita dentro gli abiti, una pagella.
Immagino che per quel ragazzino, quella pagella, fosse una
specie di passaporto, una forma di presentazione o di raccomandazione per il
suo sogno di un futuro migliore.
Il mare, invece, si è preso la sua vita.
La pacchia, per lui, è finita.
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