Poveri noi!
di Leo Spanu
Non me n’ero reso conto ma siamo messi veramente male. Ogni
tanto, il venerdì mattina, vado a fare un giro al mercatino ma mi stanco subito
e mi fermo a guardare la gente che passa.
Quanta miseria in giro. Miei coetanei con lo sguardo assente che trascinano le loro gambette nude. Già,
nude. Ma quanto prendono di pensione se non riescono a comperarsi neanche un
paio di pantaloni interi?
Mezzi pantaloni da dove spuntano gambette spelacchiate con vene varicose e difetti vari dovuti all’età. Quando avevo undici anni litigavo
coi miei genitori perché volevo i pantaloni lunghi.
Che tristezza la vecchiaia
se ti riducono in mutande che, immagino,
sarà il passo successivo.
Per cacciare la malinconia e ritrovare un minimo di speranza
mi sono messo a guardare giovani donne e anche altre con qualche anno di troppo. Tutte coi pantaloni stracciati: qualcuna
aveva solo brandelli di pantaloni.
Oh Gesù! Ma cosa è successo in questo paese? Mi sono
distratto e la miseria ci ha assalito all’improvviso, a tradimento?
Io ricordo
gli anni del dopoguerra, quando eravamo poveri davvero, e i bambini spesso
erano scalzi specie nei paesi alla periferia della civiltà ( sud Italia).
Mi
ricordo quando mamme e nonne sapevano cucire e rammendare e mettevano pezze su
pezze su abiti consunti che qualcuno sembrava vestito come Arlecchino. Le
scarpe ( chi le aveva) venivano rinforzate con punte in ferro per durare più a lungo possibile; noi ragazzini non si vedeva l’ora di crescere
per mettere giacca e cravatta, le ragazze invece sognavano quelle gonne scampanate che vedevano nei primi
giornali di moda. Eravamo poveri allora ma sognavamo di stare meglio.
E ci siamo quasi riusciti a star meglio, pensavo, invece no. Tutti in giro, oggi, con le pezze al culo.
Stavo per piangere poi invece un’anima buona mi ha spiegato
che è la moda, la nuova moda e che ogni
taglio sui pantaloni costa un occhio in euro.
Decisamente sono molto distratto.
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