....anta ma non li dimostra
di Leo Spanu
Nel 1946, il 26 di giugno alle ore 20,30 di un’estate afosa,
a Sorso, in via Lamarmora, in una casa oggi abbandonata e diroccata senza
una targa a ricordare il lieto evento ( la mia nascita è stata certamente un lieto evento per me!), aprii gli occhi, la
levatrice mi diede uno sculaccione e se non dissi ” cazzo, cominciamo bene” è solo perchè non sapevo ancora parlare e poi mia madre non sopportava le parolacce. Negli anni successivi io e mio
fratello diventammo molto abili nello schivare pantofole e ciabatte perché mamma
aveva un’ottima mira.
Gli anni sono così tanti che ho smesso ormai di contarli anche perché il tempo ti consuma
dentro l’anima mentre il corpo si limita
ad invecchiare.
Ci sono giorni che quando mi sveglio al mattino mi sembra di avere vent’anni poi alle cinque
della sera, non so come, gli anni sono
diventati cento ed anche più.
Ci sono giorni che non mi appartengono più , come abiti
smessi perché fuori moda.
Mi guardo intorno con la speranza che il mondo sia cambiato
magari in meglio e invece sono io che guardo con altri occhi e quello che vedo non mi piace.
Gli anni sono così tanti che neanche li nascondo più anche se non li dimostro;
che senso ha guardare avanti se i sogni
scappano via e non ho più la forza di
raggiungerli.
E’ la vecchiaia mi dico per consolarmi ma so che non è vero. Ogni età ha il suo carico
di allegria e di cose tristi, ogni età ha volti e pensieri felici da ricordare. Giorno dopo giorno ho costruito
mondi infiniti che conservo dentro il cuore.
No, non mi fa paura
lo scorrere del tempo, non rimpiango i
colori ormai spenti delle mie stagioni passate, nel mio giardino di fiori
e di cose vive ci sono mille storie e sorrisi veri che accompagnano il mio
viaggio come una musica di sottofondo.
No, mi fa paura la
cattiveria che vedo intorno a me e fuori di me. Non sono mai stato un tipo da
paradiso, la vita non mi ha mai fatto sconti e non ne ho mai cercato; ho
lottato per me, per difendere i miei sogni e le persone che amo. Ho tenuto duro
in tempi difficili perché ci sono ideali che non possono essere barattati o
svenduti per un piatto di lenticchie o per un telefonino.
Ho paura di non avere più le forze necessarie per resistere
al buio che avanza; io ho solo parole da regalare, ammesso che qualcuno abbia
voglia di ascoltarle.
Sembra che la storia si ripeta, sembra che la gente non
abbia voglia di vivere in pace. Abbiamo dimenticato un passato troppo pieno di
guerre e di dolore, abbiamo dimenticato quanto male abbiamo fatto e quanto ne
abbiamo subito. Tutto cancellato e intanto soffiano nuovi venti di guerra.
Forse dovremmo
spegnere TV e internet per qualche tempo e ignorare i profeti di sventura;
ascoltare
i nostri “ vecchi”, parlare di più tra
di noi, ricostruire una coscienza comune con opinioni nostre, ritrovare la
nostra identità senza farci condizionare dalla diffidenza e dal rancore verso gente che neppure conosciamo.
Dovremmo
riprenderci la nostra vita fuori dagli schemi ossessivi di una propaganda
feroce e volgare e recuperare la libertà
di pensare con la nostra testa. Diventeremo migliori di come ci vogliono
troppi predicatori d’odio.
A proposito, buon compleanno a me e a tutti i nati il 26/6/46 ( tre sei, il numero del diavolo). Auguri anche agli altri nati
il 26 giugno degli anni successivi.
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