Sorrisi (R)
di Leo Spanu
Ci sono sorrisi che ti porti dentro senza sapere perché. Io
ne ho una ricca collezione e, quando sono di malumore, vado a frugare nella mia
memoria e fra le tante cianfrusaglie dimenticate riesco sempre a ritrovare qualcosa che mi restituisce l’allegria. Magari non ricordo chi e quando ma non
importa. Per un osservatore curioso e, a volte, anche complice della vita
altrui è come succhiare una caramella alla menta o assaporare lentamente un
cioccolatino fondente: un sorriso è tra i
piaceri più intensi da gustare. Ricordo una volta in un treno, una ragazza di corsa che
sorrideva a qualcuno che io non potevo vedere ma quell’attimo rubato ad una
sconosciuta diventò anche mio. E poi quante
persone, incontrate nel corso degli anni, quanti volti sconosciuti ma amici. Un bambino che ti guarda storto, tu
gli fai una boccaccia e lui ti risponde mostrandoti la lingua; uno pari.
Una donna anziana che ormai ha perduto ogni bellezza ma che, con un gesto da bambina, si
sistema un ciuffo di capelli. Il tempo è solo un’opinione senza importanza; una donna ha sempre un sorriso da regalare, ad ogni età, bisogna solo prestarle
un po’ di attenzione. E poi vecchie fotografie, immagini mai dimenticate:
mia madre giovanissima con il sorriso sfrontato tipico dell’età. Mio padre no,
lui sorrideva poco, come me del resto.
Mia moglie che mi sgrida con gli occhi perchè non mi decido a scattare quella foto, perchè cerco la posa migliore, ma io so che dentro gli occhi lei sorride. I miei figli e i nipoti che crescono in fretta e bene, come fiori in una primavera senza fine. E’ come un gioco
delle parti, si finge di essere e non essere ma il sorriso è sempre quello
giusto, sempre quello vero.
Bisogna che mi decida un giorno a mettere in ordine tutti i
sorrisi della mia raccolta. Non pensavo fossero così tanti.
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