De gustibus (R)
Da Cartoline e dintorni
Pagine della memoria: De gustibus
Pagine della memoria: De gustibus
Ho conservato anche
diverse ricevute dei ristoranti dove ho mangiato. Il pranzo migliore è stato a
Montalcino. Il locale era deserto, abbiamo chiesto al proprietario che pisolava
in piedi
all' ingresso:
“ E' troppo presto?”
“ No, l' è che non c'
è nessuno.”
Ottimi i pici fatti in
casa e la tagliata di chianina alla rucola, il tutto accompagnato da un rosso
(manco a dirlo) di Montalcino.
Anche il Lido
Solitario di Castiglione del Lago si difende bene malgrado un aspetto da Rimini
che inquieta. Anche il costo si difende bene ma i tagliolini primavera con
pomodorini, mozzarella fusa, funghi e basilico sono un piatto da provare.
Ordinaria
amministrazione ad Arezzo all' osteria dei Mercanti, il cupo proverbio in fondo
alla ricevuta (che invita a diffidare di chi non ha i denti e ha provocato una
“ vibrata protesta “ da parte delle categorie odontotecnici, usurai e banche) è
compreso nel prezzo.
Una tristezza a Roma.
Una trattoria vicino a piazza san Pietro con una proprietaria-cuoca che
sembra la sorella incazzosa della sora
Lella televisiva. Tiranneggiava il marito molto più vecchio e magro come una
lisca e quando le feci notare che la mia bistecca non era cotta ma bruciata mi rispose che si mangiava così. In realtà la
poverina ( la bistecca) necessitava di ricovero immediato all' ospedale, reparto
grandi ustionati. Nel locale, frequentato prevalentemente dal clero, mangiavano
quattro suore tra le più brutte e affamate che abbia mai visto. Roba che se
Belzebù le incontra di notte gli viene un infarto. Prezzi da cardinale e
accompagnamento musicale di stornellatori spompati e tristi. Povera Roma, dove
sono finite le trattorie di una volta dove mangiavi bene con poco e ti
divertivi pure per la simpatia dei camerieri.
A proposito di peggio,
provate a mangiare nella tavola calda delle navi della Tirrenia. Non ho mai capito perchè il tris di
formaggi ( l' unica cosa che mangio ), composto da gruviera, asiago e formaggio
ignoto, abbia un unico sapore. Di niente.
A Todi ho mangiato un'
ottima lasagna al tartufo, ogni tanto bisogna togliersi un gusto. Lorenza si è
bloccata su un risotto all' ortica.
A Sarteano, in
albergo, mi hanno fatto digerire anche i Sassi, una ricetta della madre del
proprietario ( una cuoca da favola ). Una pasta fatta di farina, pane e ortica
che sembrano sassolini verdi. Eccellenti come del resto i pici fatti a mano e i
ravioloni al burro e salvia. Un rosso toscano ad innaffiare tutto e buon
appetito.
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