Le Cinque Terre
di Leo Spanu
Le abbiamo visitate (viaggio sempre accompagnato dalla mia signora) arrivando via terra. Non per una nostra aspirazione masochista alla fatica ma semplicemente perchè i battelli da La Spezia non partivano per via del
maltempo: mare mosso. Sarà, si vede che non hanno mai visto Porto Torres quando si incazza il maestrale;
per me quella era calma piatta. Lo spettacolo dall’alto era veramente
affascinante malgrado il cielo grigio ma l’idea del percorso da fare a piedi
invitava al pianto più che all’allegria. Poi l’urlo sergentesco del capo gruppo
( ormai viaggiamo solo in gruppi organizzati come ogni vecchietto d’ordinanza): Armiamoci e
partite.
In effetti malgrado fossimo a maggio c’era un freddo da
commuovere un orso polare. Invano cercammo
un’ idea di sole dietro le nuvole; secondo me s’era trasferito in altre
località balneari a riscaldare le chiappe della gente ricca. Per
consolare la spaventata truppa di pensionati (a rischio “mi sale la pressione” ) mi esibii in una
delle mie “famose” battute ( queste invece a rischio"colpi in testa" a me) giocando
con le parole: Amiamoci e patite ( Il marchese De Sade non avrebbe fatto meglio).
Nessuno mi tirò addosso ombrelli o altri corpi contundenti perche nessuno si era armato neppure contro la pioggia. Infatti cominciarono a scendere i primi goccioloni, quelli grossi come le cinquecento lire di una volta, la strada cominciava a diventare viscida ed era pure in discesa.
Avanti tutta perchè il dado è tratto ma chi arriva ultimo può bestemmiare passando direttamente dall'inferno.
Nessuno mi tirò addosso ombrelli o altri corpi contundenti perche nessuno si era armato neppure contro la pioggia. Infatti cominciarono a scendere i primi goccioloni, quelli grossi come le cinquecento lire di una volta, la strada cominciava a diventare viscida ed era pure in discesa.
Avanti tutta perchè il dado è tratto ma chi arriva ultimo può bestemmiare passando direttamente dall'inferno.
Per i credenti invece c'è la possibilità di una pausa davanti alla chiesa alla fine della discesa.
Il viaggio di ritorno lo abbiamo fatto in treno; non avevo mai visto una stazione dentro una galleria. C'era talmente tanta gente da trasportare che la massa umana ti sollevava dolcemente da terra ( per le giovani e piacenti signore c'era pur qualche anonima mano che, appoggiandosi sopra carnose rotondità, dava una spinta verso l'alto) e ti ritrovavi trasformato in sardina spiaccicata ad altre sardine, col sudore dei corpi come salamoia.
Per favore non fate l'onda e sopratutto non spingete prima che l'ultimo della fila esca dalla scatola, pardon dal finestrino.
Per favore non fate l'onda e sopratutto non spingete prima che l'ultimo della fila esca dalla scatola, pardon dal finestrino.
Bisogna che ci ritorni nelle Cinque Terre. Ma non via terra e neppure in treno.
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