Brindiamo nei lieti calici

 di Leo Spanu

In vita mia mi sono ubriacato due  volte. La prima, avevo quindici anni;  ad una festa in casa d’amici cominciò a circolare qualche bottiglia di superalcolici ed io mi ritrovai in mano un bicchiere di cognac francese. Un bel colore dorato, l'odore penetrante ma piacevole, solo il sapore faceva  schifo ma non potevo certo tirarmi indietro così dopo pochi minuti mi ritrovai a fare la brutta copia di un famoso cantante di allora, Gianni Morandi. Solo che, abbracciato al cesso, io non cantavo “ Non son degno di te” ma vomitavo l’anima. Dopo quella tremenda esperienza ( mai stato tanto male in vita mia) decisi che le vie dell’alcool non erano per me. Non sono completamente “ astemico” come si autodefiniva il mio compianto suocero Lorenzo Giordo (che fra l’altro aveva fatto anche il lavoro di assaggiatore di vini) ma ogni tanto, specie quando pranzo in ristorante, un bicchiere di buon vino lo bevo volentieri. 
La seconda volta che, per il principio che c’è sempre un’eccezione che conferma la regola, ho preso la  “ciucca” è stato da militare. Una mattina, a sorpresa, il colonnello comandante del reggimento aveva fatto una visita ai quei “ poveracci” accampati in cima alla montagna e aveva portato in regalo una damigiana di vino rosso ( 25 litri). Non era di prima qualità ma il nostro cuoco tuttofare con qualche mela, un limone e altre cose che non volle dire ( e nessuno volle sapere)  ne aveva ricavato un vin brulè non disprezzabile. Così la notte, mandati a dormire “i pupi” ( le reclute) eravamo rimasti a bere il comandante ( ricordate il tenente del racconto Passo del Gavia ?), i carabinieri, i graduati e “i veci” come me.  Alle undici eravamo tutti fatti e strafatti. A mezzanotte montai di guardia  insieme ad un mio commilitone più ubriaco di me. Raggiungemmo a fatica, affondando nella neve, la postazione che si trovava vicino alla latrina: tre mezze pareti e un tetto, un’asse di legno sopra un rivolo d’acqua che si scioglieva dal ghiacciaio soprastante e "tutto" veniva scaricato in fondo ad un dirupo. 
A mezzanotte  e mezzo il tenente usci per andare al “bagno”. Per la fretta  non si era infilato neppure i pantaloni per cui quando gli puntai il fucile intimandogli l’altolà lui riuscì a dire solo: 
- C,,,o ma qui si gela!-  
I regolamenti militari sono precisi e rigidi. Quella era una zona che per via del terrorismo altoatesino era sottoposta a coprifuoco dalle diciotto alle sei del mattino. Solo i militari (cioè noi alpini accompagnati da carabinieri unici responsabili dell’ordine pubblico) potevamo circolare liberamente e, durante il giorno, fare posti di blocco e controllare i turisti di passaggio. La notte tutti chiusi in casa. Il tenente era talmente ubriaco che non solo non ricordava la parola  d’ordine ma probabilmente neanche il nome di sua madre. Anch’io, in verità avevo i pensieri in disordine. Era ieri od oggi che bisognava dire…. Boh! Comunque, per non saper leggere ne scrivere come dicono al mio paese, caricai l’arma e inserii la pallottola in canna.
- Qui non passa nessuno senza parola d’ordine-
Il tenente passò dallo stupore all'incazzatura. Nel suo eloquio confuso riuscii a trovare nuove imprecazioni.
Il mio compagno di garitta, spaventato, cominciò a strattonarmi.
- Ma che fai? Quello è il nostro tenente, fallo passare.- Intanto l’ufficiale aveva  esaurito tutto il suo repertorio di imprecazioni e di maledizioni e cominciava a tremare per il freddo.
-Non ci penso proprio. Lo sai come sono questi militari di carriera, domani mattina ci denuncia per mancata consegna e noi finiamo il servizio militare a Peschiera, in galera. Credimi, ho già visto di cosa sono capaci questi firmaioli.-
Il tenente, fermo a pochi metri da noi, ascoltava .
- Giuro che non vi faccio niente. Ma fatemi muovere da qui, mi si stanno congelando anche i c.....i.-
E’ vero che eravamo in estate, fine luglio, ma di notte, a quasi tremila metri d’altezza, non fa molto caldo ed io avevo intimato a quel poveraccio di non muoversi.
- Se fa un solo movimento le sparo.-
- Ma sei impazzito?-
- Sarò ubriaco ma non sono scemo. Parola d'ordine!-
- Non me la ricordo più, porca p.....a.- Anche per lui il vino era stato traditore. 
La “ discussione” andò avanti per quasi mezzora ma alla fine trovammo una soluzione basata sul nostro reciproco onore: io chiudevo gli occhi sul suo mancato rispetto delle regole e lui dimenticava lo spiacevole episodio. Neanche all’ONU un accordo tra le parti fu così complicato. 
Il tenente potè soddisfare le sue esigenze fisiologiche e rientrare finalmente al caldo. Era diventato paonazzo per il freddo. La mattina seguente mi guardò brutto e mi disse soltanto: Vaf....o. 
La storia finì lì. Non ho mai capito perché quell’uomo abbia scelto la carriera militare; era un’ottima persona e anche un valido pittore, i suoi acquerelli erano eccellenti.

Ho voluto scherzare sugli effetti collaterali dell’alcolismo che in realtà è un problema serio e, credo. molto sottovalutato. Ho visto persone distruggere se stessi e i loro familiari per questo vizio. Persone di valore: come nella storia del dottor Jeckill e mister Hyde, uomini buoni sono diventati dei mostri seminando  sofferenza e dolore. Si sono fatte campagne al limite del terrorismo psicologico contro i fumatori ( che normalmente non sono imputabili di atti di violenza nei riguardi degli altri) ma si tollera  l’abuso di alcoolici quando spesso  è causa di situazioni  di violenza e di degrado non accettabili in una società cosiddetta civile. In realtà a me questa sembra una società piuttosto schizofrenica: tutti a predicare bene salvo poi razzolare male. Oggi è aumentato l’alcolismo anche tra le donne: è già imbarazzante vedere un uomo ubriaco ma  una donna è ancora più triste, un’immagine di umanità e di bellezza perduta senza speranza. Immagini che fanno male a chi si considera un essere pensante. Ma probabilmente la mia è solo un' impressione sbagliata; il primo comandamento dei nostri tempi sembra essere " ognuno pensi per se" e poco importa se c'è gente che va in giro con cartelli con  scritto: Scusateci se non siamo annegati.

I quadri sono di diversi autori e rappresentano donne che bevono. Non so per allegria, per tristezza per necessità o per dimenticare. Ogni artista ha voluto raccontare una sua storia; a noi leggerla secondo la nostra sensibilità.

Helen Masacz. GB

Isabel Guerra. Spagna

Oksana Zhelisko. Ukraina

Jerome Garth Parker. USA

Rachel Bess

Raymond Leech. GB

Francine de Van Hove. Francia 

Gaela Erwin. USA

Kate Rangel. USA

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