3. Tamara de Lempicka

Tamara de Lempicka (1898-1980)

di Leo Spanu
A Torino presso il palazzo Chiablese , il 19 marzo 2015, è stata inaugurata una mostra su Tamara de Lempicka. Fino al 30 agosto si potranno ammirare  100 opere, provenienti da tutto il mondo, di questa artista che dopo un lungo periodo di oblio sta ritrovando l’interesse di appassionati e critici. Infatti dopo Londra (2004 Royal Accademy), Milano (2006 Palazzo Reale), Roma (2011 Vittoriano)  quella di Torino è l’occasione per un discorso storico-critico che riporti la figura artistica della Lempicka nel ruolo che le spetta nella storia dell’arte del Novecento. 
Perché Tamara è uno di quei personaggi fuori dagli schemi, una personalità complessa che, per le scelte di vita non sempre ortodosse, finisce con l’essere amata o odiata senza via di mezzo al punto che l’immagine della donna finisce col sovrastare quella dell’artista.
Già la data e il luogo di nascita, ( 1898 e non 1902) e il luogo (probabilmente Mosca e non Varsavia ) sono sempre state lasciate nell’ambiguità da Tamara Rosalia Gurwk-Gorska, figlia di un ricco ebreo russo e di una polacca di origine francese, così anche l’infanzia, in giro per l’Europa, sembra  un romanzo. Infatti dopo la morte del padre (1902) Tamara viene affidata alla nonna e così la bambina parte per un lungo viaggio prima in Italia (Firenze, Venezia e Roma)  poi in Francia e a Montecarlo, dove la nonna, passa le sue giornate giocando al Casinò mentre Tamara impara a dipingere da autodidatta. La formazione scolastica di Tamara è comunque distribuita tra la Svizzera e la Polonia dove frequenta collegi esclusivi e la Russia. A  San Pietroburgo, nel 1911 conosce Tadeusz Lempicki, un nobile avvocato di 22 anni, che diventerà suo marito nel 1916.
Nel 1918, dopo la rivoluzione d’ottobre, la coppia lascia la Russia e si trasferisce a Parigi. Tamara studia pittura, frequenta gli ambienti artistici, diventa famosa per i suoi ritratti e con i primi guadagni ottenuti con la vendita dei quadri si dà ad una vita dispendiosa e lussuosa.
Nel 1925 a Parigi ha luogo la prima mostra di Art Decò di cui la Lempicka diventerà una delle esponenti più importanti.Il successo come artista e anche la sua bellezza attirano l’attenzione di molti personaggi  importanti dell’arte e della cultura come Jean Cocteau, Filippo Marinetti. Anche  Gabriele D’Annunzio  la invita al Vittoriale con la scusa di un ritratto e cerca di sedurla ma inutilmente. Racconta Tamara: Ero una donna bella e giovane e davanti a me avevo un nano in divisa
Nel 1928 Tamara divorzia da Tadeusz  per risposarsi nel 1933 con il barone  Kuffner. Nel 1939 la coppia si trasferisce definitivamente  in America e qui finisce la favola artistica di Tamara. Infatti i lavori del dopoguerra ( Tamara ha cambiato stile e si è dedicata all’arte astratta) non trovano più il favore della critica e del pubblico e l’artista sparisce definitivamente dalla scena. Nel 1974 si trasferisce in Messico dove morirà nel 1980.
Tamara è la principale interprete dell’arte Deco, un movimento artistico che deriva dall’Art Nouveau (in Italia più conosciuta come stile Liberty) e che si occupa oltre che di pittura anche di architettura ( esempi la Stazione Centrale di Milano e il grattacielo Empire State Building di New York) ma soprattutto viene applicata a varie categorie di artigianato artistico dall’ebanisteria, al ferro battuto, al vetro colorato, alla gioielleria, alle decorazioni, il tutto secondo un gusto barocco lezioso al limite del kistch.
Ma Tamara va oltre le mode artistiche, la sua vita è un inno continuo all’eccesso, le sue scelte giocate con spregiudicatezza fino all’estremo. E ad accrescere l’ambiguità si aggiunge la sua dichiarazione di essere bisessuale: Tamara ama ed è amata da uomini e donne. Il suo mito cresce oltre le sue doti artistiche. Tamara è la regina jet set, quel mondo di ricchi annoiati che si muove tra Parigi e  la Costa Azzurra,  è la regina del “gossip” degli anni 20 e 30. I suoi dipinti sono decisamente provocatori; il suo più famoso autoritratto “Tamara sulla Bugatti verde” anticipa quel binomio  (donna-automobile) che diventerà  un’immagine classica  della pubblicità, anche se  il dipinto sembra sottolineare più una  supremazia della donna sulla macchina (e sull’uomo) che un simbolo sessuale  per vendere più automobili. I nudi femminili (tema molto amato da Tamara) risentono di una sensualità che va oltre l’erotismo classico di Ingres che col suo “Bagno turco” ha ispirato le “ Donne al bagno “ della Lempicka. Nudi diversi anche dalle donne popolane di Manet o di  Courbet (artisti ispiratori di Tamara), donne che sembrano essere in attesa dei loro amanti o clienti, dopo essersi appena spogliate. Le figure femminili di Tamara  invece sembrano inventare un nuovo (terzo?) sesso,  del resto  in linea con l’ omosessualità dell’artista. 
Ma il successo mondano è tale che tutto passa in secondo piano. Tamara che per tutta la vita ha inseguito un sogno di fama e di ricchezza è giunta finalmente  al traguardo e il matrimonio col barone Kuffner ha aggiunto ulteriore ricchezza e un titolo nobiliare.
Ma tutto prima o poi finisce e la nuova vita in America, coi  suoi nuovi quadri che non convincono,  si rivela una delusione. L’ ultima mostra nel 1962 a New York è un fiasco e l’orgogliosa baronessa Kuffner non riesce a sopportare la sconfitta. Inoltre,  quello stesso anno, muore improvvisamente d’infarto il marito;  il colpo di grazia per Tamara che cade in una profonda depressione. Stanca e malata  si ritira a vivere con la figlia Kizette. Dopo la sua morte Kizette, eseguendo le volontà della madre,  spargerà le ceneri di Tamara sul cratere del vulcano Popocatepetl.







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