Soldato blu
di Leo Spanu
Stavo guardando al telegiornale un servizio sulla Siria di oggi. Per una
strana associazione d’idee mi è tornato alla mente un bel film del 1970, Soldato blu. E’ la storia romanzata di
un fatto storico; a Sand Creek (1) un reparto di cavalleria dell’esercito degli
Stati Uniti attaccò un pacifico villaggio di indiani e massacrò donne e
bambini. Il protagonista del film, il soldato blu appunto, è l’unico che si
oppone a tanto orrore e viene arrestato per diserzione. Oggi non si oppone più
nessuno, questo è il pensiero che mi è passato per la mente: ragioni di stato,
di alta politica, di alta ( e bassa) finanza, di egoismo, del trionfo
universale della legge del “ chi se ne frega”. Forse per condizionamenti religiosi atavici ( nasciamo già col peccato
incorporato) sono convinto che l’uomo sia feroce per natura, forse il più
feroce degli animale poi, con un po’ di buona volontà e applicazione, riesce a
diventare una vera carogna. La storia ci insegna a quali
abissi di crudeltà si possa arrivare.
L’altro giorno, il 25 novembre, ho festeggiato il compleanno della mia
signora ma era anche la giornata mondiale contro la violenza sulle donne. Trovo
singolare dover concentrare in una giornata sola un principio che dovrebbe
valere 365 giorni ( 366 negli anni bisestili):
il rifiuto di ogni forma di violenza. Confesso che, come uomo, mi
vergogno quando sento certe storie e vorrei dire a voce alta che io e tanti altri uomini non siamo cosi. Ma le
storie di tutti i giorni ci cadono addosso con tutto il loro peso e non riusciamo più a reagire nel modo giusto. La violenza, non solo contro le donne ma contro i bambini, gli anziani e tutti quelli che non
possono difendersi, è ormai endemica, è come una polvere sottile che avvolge e avvelena tutto
e tutti. Ma vi rendete conto di quanto odio c’è nei messaggi televisivi, nella
rete, nei rapporti quotidiani tra persone ? Anche una banale votazione per
modificare una legge, fatto che dovrebbe essere naturale in una
democrazia, è diventata l’occasione per
una resa di conti tra bande ferocemente nemiche. Una partita di calcio
serve a scaricare rabbia e frustrazioni.
Due, dieci donne fuggite dall’Africa col loro carico di sofferenze e di
dolore provocano barricate stradali in
qualche paesino di bigotti ignoranti. E
c’è pure qualche prete ( don Abbondio insegna) che interpreta al
contrario gli insegnamenti di Cristo.
Nessuno nega che ci siano grandi e gravi problemi che
travagliano la nostra società. Ma non ci sono certo caduti dal cielo sono invece la
conseguenza di scelte politiche sbagliate e di ingiustizie lasciate crescere a
dismisura. La globalizzazione senza controllo, la fine di ogni ideologia dal
socialismo ormai ridotto a penosa e tragica caricatura come nella Corea del Nord
al capitalismo in continua e confusa trasformazione ma sempre ferocemente aggressivo, un mondo che sta consumando tutte
le sue risorse e che rischia la catastrofe ambientale mentre pochi si mangiano il futuro di tanti,
questo è lo scenario che si prepara nei prossimi anni. E noi cosa possiamo fare? Non lo so. A volte mi sento come il soldato blu del titolo: davanti a tanto sangue e
a tanto orrore lui si mette a vomitare tutto lo schifo che si sente dentro. Ma forse c’è ancora una speranza e allora non
dobbiamo lasciarcela sfuggire: quando il soldato blu viene portato via legato ad
una catena, la ragazza bianca che gli ha insegnato la pietà, gli sorride e
anche lui sorride. Malgrado tutto, hanno vinto loro.
NOTE
(1) Fabrizio De Andrè ha raccontato la storia in una delle sue straordinarie canzoni: Fiume Sand Creek:
Si sono presi il nostro cuore/ sotto una coperta scura/ sotto una luna morta piccola/ dormivamo senza paura...
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