Festa di matrimonio
di Leo Spanu
Non mi piace partecipare ai matrimoni. Nessun motivo
particolare a parte il fatto che a volte ti trovi seduto a tavola con persone
che non solo non conosci ma che probabilmente avresti evitato di incontrare per
la loro preoccupante somiglianza con gli zombi.
C’è da dire che talvolta anche il “pranzo di nozze” è portatore di spiacevoli sorprese ma , a parte
alcune imprevedibili catastrofi con ricoveri ospedalieri per effetti collaterali vari, in genere molti ristoratori “riescono”
ad offrire prodotti veramente scadenti a prezzi veramente alti. Ma neanche
questa ragione riesce a giustificare la mia fobia per questa giornata che
qualcuno molto spiritoso o molto stupido ha definito “ il più bel giorno della
vita”. Sarà!
Vediamo di fare un salto indietro nel tempo e nella memoria. Mi ero
appena comprato la mia prima macchina nuova, la favolosa R5 della Renault (
prima c’erano state solo cinquecento di quarta e quinta mano) e col cavolo che
l’avrei affidata a qualcuno. Così decisi di andare al mio matrimonio guidando io la mia auto. Lasciai
i miei genitori davanti alla casa della mia promessa e andai a cercare un
parcheggio che, con la mia solita fortuna, trovai abbastanza lontano. Quando
finalmente arrivai all’appuntamento con
la mia futura signora c’era molta gente che sbuffava nell’attesa;
“ Ma quando arriva lo sposo?” si domandò a voce alta una signora a me sconosciuta, E’ vero che eravamo a fine febbraio ma quel giorno c’erano un sole e un caldo primaverile e la signora, un po’ in carne, indossava una pelliccia degna di un viaggio al polo nord.
Io, come Oscar Wilde, resisto a tutto fuorchè alle provocazioni. M’inventai un sorriso degno della miglior pubblicità di un dentifricio e risposi alla gentile signora:
“ Ed io che ne so. Sono appena arrivato.”
“ Ma quando arriva lo sposo?” si domandò a voce alta una signora a me sconosciuta, E’ vero che eravamo a fine febbraio ma quel giorno c’erano un sole e un caldo primaverile e la signora, un po’ in carne, indossava una pelliccia degna di un viaggio al polo nord.
Io, come Oscar Wilde, resisto a tutto fuorchè alle provocazioni. M’inventai un sorriso degno della miglior pubblicità di un dentifricio e risposi alla gentile signora:
“ Ed io che ne so. Sono appena arrivato.”
La cerimonia in chiesa fu un po’ complicata. Non essendo
molto abituato a sorridere cercai di assumere un immagine da “felice e contento”
così socchiusi le labbra e un quintale di riso mischiato a fiorellini rosa
entrò nella mia bocca e si attaccò al velopendulo ( se non sapete cos’è sono fatti
vostri). Tossii per tutta la messa:
qualcuno disse che fumavo più di un turco e che la sposina, poverina, sarebbe
stata presto vedova. Non mi toccai per rispetto del luogo.
Mia moglie invece era talmente emozionata che bevette tutto il vino santo del calice ( e lei è pure astemia) e il sacerdote, la buonanima di don Piras, fu immortalato dal solito fotografo indiscreto mentre esaminava perplesso la coppa vuota e si domandava come mai fosse vuota.
Miracolo?!
Mia moglie invece era talmente emozionata che bevette tutto il vino santo del calice ( e lei è pure astemia) e il sacerdote, la buonanima di don Piras, fu immortalato dal solito fotografo indiscreto mentre esaminava perplesso la coppa vuota e si domandava come mai fosse vuota.
Miracolo?!
Le cose non migliorarono durante il pranzo: trovammo il nostro
tavolo occupato da un’orda di invitati affamati che, nell'attesa dell'arrivo degli sposi, si erano già mangiati tutti gli
antipasti e stavano martirizzando la cameriera che non aveva ancora portato il
primo.
“ Eh no! Almeno il giorno del mio matrimonio voglio essere io al centro della scena!”
Esclamai con voce alla Gasmann aggiungendo, una davanti e una dietro alla mia perentoria richiesta, due espressioni molto colorate e l'invito agli abusivi occupatori di tavoli matrimoniali altrui ad emigrare verso lidi più acconci e adeguati al loro ruolo ( per coloro che hanno qualche problema con la lingua italiana stavo semplicemente mandandoli a fan….).
“ Eh no! Almeno il giorno del mio matrimonio voglio essere io al centro della scena!”
Esclamai con voce alla Gasmann aggiungendo, una davanti e una dietro alla mia perentoria richiesta, due espressioni molto colorate e l'invito agli abusivi occupatori di tavoli matrimoniali altrui ad emigrare verso lidi più acconci e adeguati al loro ruolo ( per coloro che hanno qualche problema con la lingua italiana stavo semplicemente mandandoli a fan….).
La sera fu molto
piacevole specie dopo aver sistemato la nonna dietro la torta nuziale, l'unico posto libero della sala ( ma come si fa a dimenticare la nonna!) quando ci ricordammo improvvisamente che dovevamo partire per il viaggio di nozze. Mio cognato ci accompagnò con la sua macchina fino dentro la stazione di
Sassari senza passare dalla biglietteria ma in compenso passando davanti ad almeno un paio di semafori rossi. Il controllore, in treno, fu molto
gentile: ci fece tanti auguri, il biglietto e una piccola multa.
Omaggio delle Ferrovie dello Stato.
La Tirrenia invece nemica del popolo come sempre. Impegnati come eravamo
a dar retta a tutte le cerimonie della giornata, io e la mia signora non
avevamo avuto il tempo di mangiare. Solo alcuni assaggi così veloci che non avevamo
sentito neanche il profumo delle cose buone che io avevo scelto ( già prevedevo
i futuri tristi pranzi!). Alle 23,00 la nave partì da Olbia, destinazione
Civitavecchia e, meta del viaggio; Roma. Nei bar di prima e di seconda classe trovai solo un
pacco di pavesini che ci fecero da
pranzo, cena e colazione. Il primo giorno di matrimonio è passato alla (nostra)
storia per la fame nera.
Forse il ricordo traumatico di quel giorno di ordinaria follia ha
segnato per sempre la mia esistenza. Almeno per quanto riguarda le mie partecipazioni ai matrimoni. Invece, per quanto riguarda il resto, io e la mia
signora siamo sposati da 42 anni. Tutto bene, grazie.
SCENE DA UN MATRIMONIO ( 23 febbraio 1974)
SCENE DA UN MATRIMONIO ( 23 febbraio 1974)
Alla ricerca del vino bevuto ( Sacro Graal)
Passeggiata nel blu dipinto di blu
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