Cartoline e dintorni. 20
Lago
Maggiore. Giugno 2011
Rieccoci intruppati in
gita organizzata, tutto compreso. Che il protettore dei ragionieri Fantozzi in
ferie ce la mandi buona.
Pallanza. Villa Taranto
Giardini all'italiana,
belli come sempre e come in tutte le
ville nobiliari. I ricchi signori amavano ( e amano) i grandi spazi e le
scenografie colorate con fiori e piante che provengono da ogni parte del
mondo. Palazzi ricchi d'arte e di storia per le ferie estive dei nobili e
dependance nascoste nel verde per la passeggiata pomeridiana. Angoli di
paradiso per pochi e potenti. Ma il turismo totale e l'odore dei soldi hanno spalancato le porte alla gente comune.
Pochi euro per spiare come si viveva nell'Eden. Una tassa per respirare un'aria
leggera e frizzante come l'acqua di una sorgente. Possiamo riempirci gli occhi
di colori impossibili e magari fare un piccolo sogno su come avremmo potuto
essere e come avremmo voluto vivere. Poi, con una nota di malinconia ed una
foto ricordo, possiamo tornare alle nostre città puzzolenti.
Mi è piaciuto questo gigantesco albero dalle
foglie bianche. Reminiscenze ataviche.
L'albero della vita, quando eravamo innocenti.
Omegna.
Lago d'Orta
La mattina presto, verso
le sei, sedersi in una panchina di fronte al lago è come ritrovare la memoria di
un tempo confuso tra le troppe cianfrusaglie della mente. C'è poca gente in
giro, fantasmi che danzano nella luce di un sole che si sveglia. Rare macchine
che si muovono discrete, quasi in silenzio, come monaci in processione. Non c'è
fretta, le acque limpide e trasparenti mostrano le pietre del fondo come
gioielli e monili di cui vantarsi; le facciate delle case hanno colori
variopinti come donne eleganti nell'abito della festa; le colline che si
affacciano sul lago, lo dipingono con tutte le sfumature del verde. Ed io, come
un frammento di luce, un momento di pace, anch'io sono parte di questo
paesaggio.
Lugano
addio
Ragazzi che
soddisfazione! Accendo una sigaretta, non la fumo neanche tutta, poche tirate
poi la butto a terra e la schiaccio fino a polverizzarla. Non è che io sia più
maleducato della media degli italiani e neppure il fatto che gli svizzeri mi
stiano leggermente sulle palle. Ma dopo aver sentito magnificare per anni l'ordine e la
pulizia di questa gente perfetta, vedere le strade sparse di cicche e di
cartacce come in un qualsiasi paese italiano è stato un momento di liberazione
e godimento. Anche gli svizzeri cagano a casa loro. Giustizia è fatta.
Ancora
Lugano
Cosa sia andato a fare
Bernardino Luini in Svizzera è più che comprensibile. A Milano era considerato
uno dei tanti leonardeschi a parte il cardinale Borromeo che lo aveva in grande
considerazione . A Lugano ha affrescato una chiesa con quello che probabilmente
è il suo capolavoro. Indubbiamente la sua Crocifissione è una delle più
straordinarie della storia dell'arte italiana del XVI secolo. Lugano merita una
visita solo per questa opera. Il resto è solo Svizzera: soldi, orologi e
cioccolato.
Lugano.
Piazza B.Luini, chiesa di S.Maria degli Angeli. Troppo buio per la
Crocifissione. Mi sono dovuto accontentare di fotografare questa “ Ultima cena”
che, come dicono a Sorso, non è “ buccia di ciogga (lumaca)”.
Milano.
Crocifissione
Visto che siamo in tema,
voglio spendere una parola per la Crocifissione che guarda invidiosa il
Cenacolo di Leonardo in quella scatola imbiancata e asettica da ospedale che
una volta era il refettorio del convento di santa Maria delle Grazie. Mentre la
guida racconta a 24 turisti (il 25° sono io) varie storie e amenità sulla cena
più famosa della storia, io studio quest'affresco di artista minore (Giovanni
Donato Montorfano XV-XVI secolo), quasi sconosciuto ma non banale. Certo non può
essere equiparato ai mostri sacri che all'epoca “infestavano” l'Italia ma il
confronto continuo col suo dirimpettaio non lo ha certo agevolato. O forse si?
In ogni caso che fosse uno sfigato era scritto anche nel suo nome.
Santa Maria delle Grazie. Ex Cenacolo 1920 ca.
Milano.
Cenacolo
Ho impiegato una vita per
vederlo di persona e finalmente, prima che uno dei due svanisca per sempre
(probabilmente prima io), l'incontro è avvenuto. Un pò triste, come tra persone
che non si conoscono e non vogliono approfondire i rapporti. Io ho bisogno di
silenzio e solitudine per capire. Giapponesi a bocca aperta che non possono
fotografare, vecchie signore di periferia con i piedi gonfi e una voglia di
Rinascente, una gentile signora bionda (la guida) che racconta per la
milionesima volta la storia di Leonardo con la voce di un vecchio 45 giri
consumato. La mia mente vaga tra il ricordo dei libri letti e un sogno di
libertà quando quello stanzone era un luogo fuori del mondo coi frati a
curiosare e Leonardo a studiare nuove tecniche di pittura. Invece sono
prigioniero nel caveau di una banca. Nessuna emozione. Stranamente mi vien da
pensare al successo mondiale di un libraccio come “ Il codice da Vinci” e a
tutte le stronzate che sono nate intorno a questo mito dell'arte. Credo che il
grande Leonardo avrebbe qualcosa da recriminare sull'utilizzo becero delle sue
opere. Spero che non si lamenti troppo del trattamento riservatogli da una
multinazionale dei telefoni. Sarebbe stato molto peggio se lo avessero indicato
come inventore di “ contenitori cartacei per incontinenza urinaria” (leggi
pannoloni).
Milano.
Duomo di santa Maria Nascente
Ennesima visita e va
sempre peggio. Caldo assoluto sotto un cielo incredibilmente azzurro e terso.
La soldatessa
all'ingresso ha il muso della Sfinge, le spalle di un lottatore e la dolcezza
di un Tir. Il pistolone appeso al fianco sembra un cannone. Non oso pensare
cosa nasconde sotto la divisa. Entro in chiesa attanagliato da uno spaventoso
dubbio. Pettorali o tette?.
All'interno, tra i
pilastri della navata centrale, hanno appeso decine di quadri che raccontano la
vita di san Carlo Borromeo. Leggo nelle didascalie molti nomi importanti della
storia dell'arte ma il buio mi impedisce una visione appena decente di quei
capolavori. I flash di mille macchine fotografiche e di altrettanti telefonini
non riescono a forare quella cappa di oscurità. Non si vede niente.
Complimenti agli
organizzatori della mostra.
In Galleria, orde di
turisti giapponesi, tra strilli e fotografie, piroettano sulle palle del toro dipinto sul pavimento; il poverino è ormai castrato per sempre. Pietà
l'è morta.
Lago
Maggiore. Le isole Borromee
Sono la ragione
principale di questo viaggio mordi e fuggi. Isola Madre, isola dei pescatori,
isola Bella. Per una volta non sono deluso malgrado i turisti incontinenti in
perpetua ricerca di gabinetti (perchè non inventano i cessini da viaggio?); le
bancarelle colorate di cose inutili; il ciarpame “all'isola Bella andai e un
ricordo ti portai”; i pavoni, come divi della televisione, che si mettono in
posa per le foto; l'odore del pesce fritto che si mischia col profumo delle
ortensie. Ci sono angoli di giardini, di palazzi, di vicoli che ti prendono e
ti sorprendono. A volte eccessivi, di un gusto barocco esagerato. E ancora
stanze, arredi, quadri, statue, affreschi. Una cacofonia di colori spesso
incredibili ma dolci e carezzevoli come la leggera brezza che increspa le acque
del lago.
Isola Bella. Giardini
Genova-Arenzano.
Santuario del Bambino di Praga
Unica deviazione dal
programma concordato. Evito la visita al convento perchè un caldo africano fa
sudare le piante grasse. Fuggo anche dalla classica foto di gruppo di fine
gita. Tutti in posa davanti alla chiesa magari in attesa di essere beatificati.
Non si sa mai. Oggi basta poco per essere unti dal Signore. In paese confinante
con Omegna c'è una strada intitolata: Via unti del Signore. Non ho avuto il
coraggio di chiedere informazioni sull'identità di questi fortunati. Nei
dintorni nessuna officina meccanica in compenso un'antica sede del “Circolo dei
lavoratori” quando gli operai di queste zone erano rossi (di rabbia) e non
verdi come biglietti da cento euro. Tornando al santuario non sono riuscito ad
evitare la finta grotta con finte stalattiti dove un enorme presepio in
ceramica colorata mi ha ricordato il mondo dei puffi incrociato con quello dei
sette nani. Gesù Bambino non c'era. Forse non gli piacciono i cartoni animati.
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