Cartoline e dintorni. 17
Bologna.
Ottobre/Novembre 2004
1930 ca.
Solito viaggio mordi e
fuggi con deviazione a Firenze e tentativo di vedere Milano
nonostante la
pioggia che ha vinto regolarmente e ci ha costretti ad un lungo e noiosissimo
pomeriggio all'aeroporto di Linate.
Bologna ci ha regalato un
tempo incerto e trentasei chilometri di portici. Prezzi a prova d'inflazione
nel senso che se ne fregano allegramente dell' ISTAT e tendono a salire in
continuazione. Peccato perchè è una città ricca di tesori e curiosità e
potrebbe avere uno sviluppo turistico come tante altre città d' arte. Secondo
gli esperti locali, i bolognesi sono pigri e soddisfatti e non hanno molta
voglia di farsi invadere dai barbari (leggi turismo medio basso). Forse hanno
ragione.
Molto interessante il
museo della cattedrale. Modellini e disegni sui progetti di un'eventuale facciata. Ho comprato un libro sull'architettura della
chiesa e qualche cartolina. Il prete non ha voluto soldi per le cartoline. Strano
modo di vendere.
Modellino di Giuseppe Ceri 1883
Le chiese sono state la
sorpresa maggiore, una per tutte: la basilica di santo Stefano. Di fatto sette
chiese costruite in tempi successivi che formano un unicum incredibile. Un
capolavoro che meriterebbe maggior fama, imperdibile. Anche qui, solito
acquisto di libri (consigliato dal frate addetto alla vendita) e cartoline che,
a conti fatti, praticamente mi sono state regalate.
Secondo lo scrittore inglese Aldous L. Huxsley, gli uccelli
della stessa razza tendono a volare insieme. Gli uomini, in genere, tendono a
spararsi anche se sono della stessa razza ma, ogni tanto, qualcuno riconosce un
suo simile e una cartolina regalata diventa qualcosa di più di un gesto
gentile. Diventa un messaggio, muto ma ricco di complicità e solidarietà.
Quanto basta per non arrendersi.
1830 ca.
Starhotels
Hotel di lusso, tutto
perfetto compreso il bacio Perugina che ti mettevano ogni giorno sul comodino.
Preferisco i piccoli alberghi persi nella campagna dove puoi scambiare quattro
chiacchere con il portiere. Qui alla reception sembrano tutti generali di corpo
d'armata. Fra tedeschi, inglesi e giapponesi con pochi italiani che sembravano
arrivare direttamente da Oxford ( con la loro erre moscia), quando ti presenti
parlando in italiano normale, il loro sorriso d'ordinanza sembra pesarti e
inquadrarti come il solito, piccolo provinciale. Per fortuna a
Bologna, le tagliatelle le fanno ancora in maniera casereccia.
Palazzi in piazza della Mercanzia
Firenze. Palazzo Pitti
La piazza era un accampamento,
gente di tutte le età stravaccate per terra in cerca di un momento di riposo.
Molti mangiavano ignobili panini seminando briciole e cartacce, qualcuno
cercava di dormire. C'era un caldo infernale come capita spesso a Firenze anche
fuori stagione e un sole dispettoso, malgrado i nubifragi annunciati dalla
televisione. Più che turisti sembrava una massa di sfollati. Signor sindaco, metta qualche panchina in più e magari ripristini
i gloriosi vespasiani (anche per le donne).
Uscendo da piazza Santa
Croce, in un vicolo, una trattoria: “ I CHE' C'E' C'E' ”.
Lorenza affascinata
dal nome, io perplesso. Locale piccolo
ma pulito. Clienti: un tedesco con giornale finanziario, un italiano ultracinquantenne
con cinese tanto giovane che potrebbe essere una figlia, una guida turistica
con una coppia d'inglesi che non mangiavano da sei mesi e
che mandano giù Chianti e grappe come fosse acqua. Il cameriere è brasiliano ma
sembra un cinese con una paresi che gli ha stampato sul volto un sorriso fisso
da marionetta. La cameriera è cinese ma parla
l' italiano meglio di
molti personaggi della televisione.
Un dubbio ci assale: vuoi vedere che ci
tocca mangiare serpenti fritti e cavallette allo spiedo.
Il padrone e cuoco è
toscano, siamo salvi.
Abbiamo mangiato bene ad
un prezzo onesto.
1930 ca.
Milano
La facciata del Duomo era
coperta dai ponteggi. Pioveva che Dio la mandava, non sono riuscito a combinare
molto con la macchina fotografica. Dopo tanta fatica abbiamo trovato un
ristorante con lista d' attesa di tre quarti d'ora. Lorenza ha mangiato degli
ottimi spaghetti alla Norma (piatto siciliano), io delle perfette orecchiette
(piatto pugliese) così ci siamo convinti che Milano è una città meridionale e
che i milanesi, considerata la clientela del ristorante, sono un' invenzione
della televisione.
1920 ca.
Pagine
della memoria
Gente
di strada
Milano. Alla stazione
del metrò di piazza Repubblica salgono tre ragazzi armati di chitarra e
fisarmonica. I due maschi avranno diciotto anni o poco più, la ragazza ha un
volto e un fisico da dodicenne. Attaccano con una vecchia canzone del
repertorio folk americano. Lei ha una voce sottile e roca, quasi si perde tra i
rumori del treno. Trenta secondi di esibizione, un barattolo di coca cola
tagliato a metà circola tra i pochi passeggeri. Qualche moneta rimbalza con un
suono cupo.
Alla stazione
successiva i tre scendono e spariscono velocemente come sono apparsi.
Bologna. Portici di
via Indipendenza: due ragazzi, ben vestiti, non fanno niente. A turno fermano i
passanti e chiedono una monetina. Lei è vestita come l' assemblaggio d' un
cieco, il volto è un campionario di piercing. E' molto giovane ma ha l'
espressione dura come un vecchio senza speranze. Lui, sdraiato per terra, fuma
e pensa ai fatti suoi. Stanno lì tutto il giorno, giorno dopo giorno. In piazza
re Enzo una Harley Davidson stellare, di quelle che costano tre anni di stipendio
di un comune mortale. Davanti, un ragazzo americano, pantaloni di pelle e
canottiera nera. Una base musicale rimbomba da un amplificatore collegato alla
batteria della moto, Lui, chitarra imbracciata come un fucile, esegue brani
rock. Le note vibrano potenti nella sera, un piccolo pubblico assiste in
silenzio. Lui guarda troppo lontano. Dategli una monetina.
Poco lontano, un mangiafuoco contorsionista
illumina la basilica di san Petronio. A momenti prende
fuoco. Vuole pure gli applausi. Dategli una monetina.
Più avanti una cinese
che sembra una bambola rotta, seduta sull' asfalto bagnato, intreccia foglie di
palma e crea animali veri ed immaginari.
Quanta gente in strada
per una moneta. Suonatori di sassofono o di violino, madonnari, pittori di
paesaggi inesistenti e caricaturisti da “ in due minuti vi faccio il ritratto”.
E ancora, venditori di
borse Vuitton più vere di quelle vere, spacciatori di cd taroccati, di perline
e cianfrusaglie varie.
A me piacciono le
strade di notte, quando non c' è nessuno che ti costringa a pensare, quando il
silenzio è così pauroso che basta tornare a casa per chiudere il mondo fuori.
Ma quella gente sulla strada mi riempie d' inquietudine. Quell'umanità sulla
strada che insegue un sogno o più semplicemente cerca di sopravvivere, non sa
che ha già perso.
Gente di strada che
vale solo una moneta. Una moneta che io non troverò mai nelle mie tasche.
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