La calunnia è un venticello
La calunnia è un
venticello. Piccola storia delle “pasquinate” in quel di Sorso
di Leo Spanu
Per i pochi miei compaesani che non
hanno dimestichezza con i libri e il loro contenuto, “le
pasquinate” erano delle satire in versi che venivano scritte su
fogli appesi, nottetempo, alla statua di Pasquino (1), nell'omonima
piazza, a Roma, tra il XVI e il XIX secolo.
Si trattava di invettive che
esprimevano il malumore popolare contro il potere, in particolare
quello papale. Le ultime pasquinate risalgono al 1938, in occasione
della visita di Hitler a Roma. Per un imperscrutabile disegno del
destino, le pasquinate si sono trasferite a Sorso dove, per mancanza
di statue, sono state distribuite “brevi manu” porta a porta.
Diversamente dalle loro antenate romane ( brevi sonetti in in un
foglio solo) le pasquinate sorsensi sono dei veri poemi, talvolta in
italiano, più spesso in dialetto e, purtroppo, di pessima qualità
letteraria . In alcuni casi è stata mantenuta una forma in versi ma
prevalentemente le satire sono in prosa.
Di comune con le pasquinate rimane lo
sberleffo, la cattiveria gratuita, il sarcasmo feroce, sempre la
maldicenza e spesso la diffamazione. Rigorosamente anonime perchè il
potere non gradisce nessuna forma di critica e, quando può, si
vendica dell'oltraggio subito. La mia collezione “artistica”
parte dal 1995, non mi risultano testi precedenti. Più mani si sono
dedicate a questa poco remunerativa e odiata attività e diverse
amministrazioni hanno avuto l'onore di essere “cantate” da questi
sconosciuti poeti. Proviamo a dare un'occhiata: una delusione.
Il tradizionale umorismo sorsense si è
perso in banalità di poco conto. Dov'è finito lo spirito
cionfraiolo, preso in prestito dai nostri cugini sassaresi e
reinventato con l'intelligenza dei cosiddetti
“ macchi ” ?(scemi) Forse
la banalità dei testi è dovuta alla mediocrità dei personaggi
citati. Sedicenti leader, figurine del sottobosco politico, piccoli
intrallazzatori che vivono ai margini del Palazzo oltre ai soliti
“clientes” (2) in attesa della pagnotta regalata secondo
l'antico detto : O Franza, o Spagna purchè se magna.
Due sole composizioni superano l'esame per qualità di scrittura. Una
non può essere pubblicata altrimenti dovrei arruolare un plotone di
avvocati per difendermi dalle denunce. Dell'altra invece possiamo
recuperare qualche verso.
Si presenta subito bene: dice infatti
che sono ammesse solo dieci fotocopie per detentore e che “ gli
abusi saranno puniti a termini di legge “ (?)
Racconta di una festa elettorale con e
per un candidato che punta al seggio regionale e relativo pranzo. La
festa è stata talmente imponente e partecipata.
” chi paria d' assè in
televisione / pa la jenti cunniscidda ch'è accudidda.”
(sembrava di essere in televisione per tutta la gente, nota e ignota,
che è arrivata).
Infatti: “ V' erani tutti l'
amighi e umbè di cabanzeni, / ch' ani magnadu e biddu a
gittatura / pigliendisi tutti li jasthemmi, / di chissi chi la carri,
mancu mari, / la cumpareggiani a Pasca e a Nadari.” ( C'erano
tutti gli amici e molti curiosi, che hanno mangiato e bevuto tanto da
vomitare prendendosi le maledizioni di quelli che la carne, meno
male, la comprano solo a Pasqua e a Natale).
Il pranzo è stato degno di Trimalcione
(3): “ Zincu poschi comparaddi i la Muddizza da un pasthori, /
di trenta chiri e passa, soru pa scuminzà. / E gambari chi parini
lioni / e no entrani i lu piattu / e mirinzani frissi da l' amighi
boni / e vinu e birra bedda fresca pa canta gana n' hai, / e trenta
casci di liccori sciuaraddu da Saivadori / e due treni di dozzi
freschi fatti da Garruzzu, / e un muntoni d' althri cosi umbè
licchitti. / E n' è abanzu pa magnà sei mesi.” (
Cinque maiali comprati alla Muddizza-località vicino a Valledoria-
da un pastore, bestie di trenta chili e passa, solo per cominciare. E
gamberi che sembrano leoni e non ci stanno nel piatto e melanzane
fritte da amici bravi, e vino e birra bella fresca fino a quanto ne
hai voglia, e trenta casse di liquori scelte da Salvatore-noto
imprenditore locale- e due treni di dolci freschi fatti da Carrucciu-
noto pasticciere locale- e un sacco di altre cose molto buone,
abbastanza da mangiare per sei mesi)
C'è umorismo e gusto nella capacità
di descrizione: un affresco popolano che ricorda le atmosfere dei
quadri di Bruegel (4). Non c'è volgarità e offesa ma è l'unico
esempio fra i testi in mio possesso. Infatti questo genere di satira
precipita subito nella diffamazione sboccata e nella calunnia
gratuita così che il venticello diventa bufera e infine un colpo di
cannone. E' un fattore intrinseco di questo genere letterario minore.
Prendere o lasciare, non c'è possibilità di critica. Recuperare, in
questa massa di parole tese a ferire e a far male momenti creativi
felici, dove l'intelligenza si sposa con l'ironia e dove il lettore,
compresa la vittima designata, possano sorridere, è difficile. La
maldicenza greve finisce col coprire la denuncia, quasi sempre vera e
motivata in origine. Si ride per un momento (facendo gli dovuti
scongiuri di non capitare mai sulla penna di questi assatanati) e
poi tutto continua come prima. Non è vero che, come recitava un
vecchio slogan” una risata vi seppellirà.” Il
potere resiste a tutto, anche al ridicolo. Capisco che i nostri
politici siano tutti “seriamente impegnati a risolvere i gravi
problemi del nostro paese” ma se qualche volta scherzassero sui
limiti del proprio ruolo ( non sono padreterni!) e scendessero dal
piedistallo che si sono costruiti da soli, forse riuscirebbero a
combinare qualcosa di utile anche per le comunità che dicono di
rappresentare. Per tornare al nostro pranzo luculliano (5):
“ Ma c' ha l' ha pagaddi? - Ha
dumandaddu me' compare.- / Arumancu trenta milioni (di
lire) pa chisth' abburottu!”.(
Ma chi l'ha pagato ? Ha domandato mio compare. Saranno almeno trenta
milioni (di lire) per tutto questo casino)
Citiamo la risposta testuale: “
Fatti li cosi toi.” (Fatti i
cosi tuoi) Ah! La saggezza popolare.
Note
1)La statua di Pasquino è
un'opera ellenica del III secolo a.C. rinvenuta a Roma nel 1510
durante
alcuni scavi.
Rappresenta un guerriero ed è danneggiato nel volto e mutilato degli
arti. Il nome
Pasquino fu attribuito
dal popolo romano e probabilmente indicava un personaggio, barbiere o
sarto, famoso nel
quartiere per i suoi versi satirici.
2)Nella società romana i “clientes”
erano cittadini poveri che si mettevano sotto la protezione di un
ricco nobile (patronus). In cambio
di favori, perlopiù di carattere economico, accettavano un stato
di sudditanza e obblighi vari nei
riguardi del “padrone”. Fra i tanti doveri anche quello del voto.
Un po' come oggi.
3)Tito Petronio Nigro, noto Petronio
Arbitro. I secolo d.C. Autore del romanzo Satyricon, di cui
rimangono solo alcune parti. In una
è descritta la famosa “ Cena di Trimalcione”.
4) Peter Bruegel il Vecchio
(1525-1569). Pittore fiammingo autore di un famoso “Banchetto
nuziale”.
5) Lucio Licinio Lucullo. I secolo a.
C. Console romano diventato famoso per i ricchi banchetti che
offriva agli ospiti, da cui deriva
appunto l'espressione “pranzo luculliano” per indicare un pasto
particolarmente ricco.
Pubblicato sul Corriere Turritano nr.
12 del 16 giugno 2012
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