Anne-Joseph Terwagne (1762-1817)
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di Leo Spanu (agosto 2015)
Anne-Joseph Terwagne più conosciuta come Theroigne de Mericourt è stata una donna politica belga e una rivoluzionaria di tendenze femministe protagonista della Rivoluzione Francese del 1789. Di famiglia benestante viene educata in un convento dove era badessa la zia.
A 16 anni fugge di casa, sedotta da un giovane ufficiale inglese che segue a Londra dove si da alla bella vita. Secondo alcune voci la giovane donna avrebbe avuto una attività proficua di cortigiana e di cantante (Anne-Joseph è un’ottima cantante ma all’epoca l’attività era considerato alla stregua della prostituzione).
Altri viaggi in giro per l’Europa ( Italia e Francia) e infine Anne-Joseph si stabilisce a Parigi dove comincia ad appassionarsi ai temi della politica. Apre un salotto frequentato da Danton, Mirabeau, Desmoulins e altri intellettuali; partecipa alle riunioni dell’Assemblea Nazionale. Cerca anche di fondare un club femminile e un corpo militare: Il battaglione della amazzoni.
Sostiene (discorso pronunciato alla “Societè des Minimes Fraternelle”) che: è tempo che le donne contrastino la vergognosa incompetenza in cui l’ignoranza, l’orgoglio e l’ingiustizia maschili le ha per così lungo tempo tenute prigioniere.
Vestita da cavallerizza con cappello piumato e sciabola ai fianchi partecipa ai primi tumulti della rivoluzione; viene chiamata “l’amazzone rosa” o “l’amazzone della libertà” ma per la corte reale di Francia Anne-Joseph è solo “la puttana dei patrioti”. Definizione velenosa che deriverebbe anche dal fatto che Anne-Joseph aveva dedicato alla regina Maria Antonietta un parodia oscena intitolata : Catechismo libertino. L’opera venne firmata con lo pseudonimo “ Cardinal de Rohan” ma l’autrice era ben nota a tutti .
Nel 1790 è costretta a scappare a Liegi ma viene arrestata e imprigionata dagli austriaci. Liberata nel 1791 ritorna a Parigi dove la sua carriera di rivoluzionaria arriva al culmine. Fa uccidere il giornalista monarchico Juleau che l’aveva sbeffeggiata e diffamata su un giornale satirico ( in alcune versioni si racconta che Anne-Joseph tagliò personalmente la testa al giornalista) e partecipa alle sanguinose giornate delle stragi di settembre . Poi stanca degli eccessi rivoluzionari comincia a predicare moderazione ma i seguaci di Marat la aggrediscono e dopo averla denudata, viene frustata e bastonata sulla pubblica piazza da un gruppo di donne giacobine.
La violenza e l’umiliazione subita fanno impazzire la donna che verrà rinchiusa in manicomio dove passerà gli ultimi 23 anni della sua vita. Chiusa nella sua cella la donna scrive .
La sua lettera (La lettre-melancolie) a Danton ( morto nel 1794) viene scritta nel 1801 ed è giunta fino ai nostri giorni insieme ad altri brani confusi.
Ho cercato di ricostruire la vita in manicomio di Anne-Joseph.
“Anne-Joseph va in giro nuda tutto il giorno, mattino e sera. D’estate si copre qualche volta con un lenzuolo, d’inverno con una coperta. Cammina a piedi nudi nella sua cella sempre inondata, riempie il suo pagliericcio di secchi d’acqua. Ha un comportamento dimesso e melanconico e scrive molto. Scrive lettere a nessuno. Un giorno scrive a Danton: due foglietti di carta velina blu riempiti sul verso e sul recto con inchiostro di china. Scrive anche ai deputati dell’Assemblea Nazionale. Poi incolla i fogli alla finestra. I medici leggono quel groviglio di parole legate tra di loro senza nessun senso apparente. E ancora foglietti appesi alle pareti che finiscono con l’occupare tutto lo spazio disponibile.
Nomi, fatti, storie diventano un sogno perduto, sono i segnali di una volontà che non vuole cedere, di un’anima che non vuole morire. Quei segni scarabocchiati diventano un’opera d’arte, una triste poesia che nessuno mai leggerà.”
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