Sono tornato!
di Leo Spanu
L'avevo detto che si trattava di un segnale d'allarme: subito dopo Natale e Santo Stefano è arrivato il "coccolone" che mi ha regalato 19 (diciannove) giorni di ospedale.
Non parlerò della mia malattia che del resto non interessa a nessuno e in ogni caso sono cose mie, ma qualche considerazione sulla sanità pubblica mi sembra doverosa.
Escludiamo subito da ogni responsabilità il personale medico e paramedico, nella stragrande maggioranza si tratta di persone di ottimo livello professionale che svolgono il loro lavoro con dedizione e con umanità (non è un fattore secondario) poi come in tutte le attività ci sono i "scappati di casa" (percentuale minima) ma loro non fanno storia. Diciamo che la sanità pubblica non gode di buona salute per usare un eufemismo. Potrei raccontare molti fatti a sostegno della mia opinione ma mi limiterò ad un solo esempio: per "l'errore" di un infermiere il mio braccio destro s'è gonfiato tanto da sembrare un prosciutto di Modena ma la pomata per curare "l'errore" me la sono dovuta comprare perchè l'amministrazione non la forniva ( il braccio è quasi guarito dopo 15 giorni ma ogni tanto un dolorino si fa sentire).
Il problema principale della sanità è la insufficienza di risorse: da mesi sento alla televisione la signora Meloni & company vantare miliardi a cascata sulla sanità come mai negli ultimi vent'anni, ma i montacarichi dell'ospedale sono ornati di annosi ricami di ruggine consolidata.
Di certo le responsabilità non sono solo di questo governo, la classe politica tutta ha grandi colpe nella gestione della sanità. L'idea di un'organizzazione seria del sistema è lontana mille miglia dalla mente dei nostri politici impegnati in problemi seri come impedire a quattro giudici (sono in realtà un piccolissima minoranza) di saltellare tra le due categorie (inquirente e giudicante) della magistratura. L'errore è stato quello di regionalizzare la sanità ma si vuole continuare in questo decentramento di competenze, fasullo e spesso dannoso, perchè serve solo a creare nuovi posti di potere per sistemare amici e amici degli amici, un vecchio vizio italiano. Ci sono competenze che devono restare al governo centrale in primo luogo la sanità ma anche l'istruzione, la cultura, il fisco e altro.
Qui mi fermo, sono stanco di polemiche, spero solo che il sistema possa migliorare per me, per noi, per tutti quelli che ho visto soffrire. C'è tanto dolore in queste camere d'ospedale: quando una notte ho visto portare via in una bara il mio vicino di letto, ho pianto e non mi capitava da decenni.
Io sono tornato ma una piccola parte di me è rimasta in corsia, insieme a quelli che sperano.
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