La gallina non è un animale intelligente (R)
di Leo Spanu
La gallina non è un animale intelligente (2017)
Così cantavano Cochi e Renato spiegando che “ lo si capisce da come guarda la gente”. Io posso confermare per esperienza diretta che, effettivamente, la gallina non è un animale intelligente.
Correva l'anno 1954 e Treviso era una città tranquilla e sonnolenta, la maggior parte dei dipendenti pubblici era di provenienza meridionale ma ancora non esisteva la lega a seminare razzismo becero: c’era solo qualche isolato imbecille. Le “cortesie” dei funzionari venivano ricambiate con qualche piccolo regalo, in genere prodotti della fertile campagna trevigiana; un chilo di patate (molto gradite), una busta di pomodori, un cespo di radicchio non erano considerati corruzione all’epoca, la vita era più semplice e la gente più onesta. Dicevo prima di omaggi con prodotti agricoli ma, a volte, anche altro.
Una volta portarono a mio padre una gallina. Viva. Mio padre proclamò solennemente che il compito dell’uomo era quello di procurare da mangiare, quello della donna di cucinare. Un alibi per non ammazzare l’animale. Mia madre, che non aveva mai ucciso niente di più grossa di una mosca, entrò in crisi. Fu convocata una riunione di famiglia: mamma, io (otto anni) e mio fratello (sei anni). Mio padre fu "chiamato" urgentemente in ufficio per una imprevista serie di lavori straordinari. La prima proposta (mia) fu di mozzare “ lo capo al pennuto” (avevo appena letto qualcosa sul Medioevo e mi piaceva quel linguaggio forbito). Proposta bocciata per due ragioni: la prima era che mia madre non poteva sopportare la vista del sangue specie se spruzzava dal collo di una gallina, la seconda era che mio fratello aveva visto una volta una gallina correre senza testa (perché io non avevo fatto quell’esperienza?) e il ricordo ogni tanto lo spaventava. In realtà mio fratello non voleva vedere la morte dell'animale, lui voleva vedere " le uova che uscivano dal culo della gallina". Non fu accontentato anzi si prese uno schiaffo da mia madre "perchè non si dicono le parolacce".
Fu deciso all’unanimità di tirare il collo all’animale: boia indicato mia madre per via della maggior forza fisica. Voi sapete come si tira il collo alla gallina? Mamma non lo sapeva di sicuro: io e mio fratello tenevamo il condannato per le zampe, mamma per il collo ma non successe niente salvo che nello sforzo strappammo qualche piuma e la gallina si incazzò come una belva e cercò di beccarci.
Una volta ci avevano regalato delle anguille, sempre vive: erano state appoggiate sul tavolo, in cucina, si erano liberata dalla loro prigione di carta (ancora non esistevano le buste di plastica) ed erano scivolate sul pavimento. La caccia a quelle cose nere e viscide che sfuggivano tra i mobili ebbe una conseguenza terribile e definitiva (per me). Non ho mai mangiato anguille in vita mia, ho ancora negli occhi quei serpentelli che sgusciavano dalle mani in cerca della libertà.
Non so di chi fu l’idea e non voglio saperlo ma dopo attento ragionamento, il pollastro fu legato ad un capo di una robusta corda mentre l’altro capo fu legato alla maniglia della porta del terrazzo. Mamma a tirare con tutta la sua forza ed io e mio fratello dietro a sostenere (moralmente) nostra madre. Mamma era giovane e robusta, diede un colpo secco e la maniglia partì di colpo con la gallina dietro. Mamma non cade a terra solo perché da dietro io e mio fratello riuscimmo a frenare il contraccolpo mentre la gallina ci guardava perplessa. Non aveva un’espressione molto intelligente (l’animale) ma anche noi non eravamo molto in forma.
Quando mio padre rientro dal lavoro trovò una moglie in contestazione circa le regole matrimoniali e due figli che avevano dichiarato guerra alla gallina immortale e studiavano mille e una maniera per uccidere l'odiato nemico. Quel pomeriggio di un giorno da cani mio padre andò a Paese (comune a pochi chilometri da Treviso che si chiama Paese), da un amico sardo di origine nuorese che non aveva problemi a fare il “macellaio” e rientrò la sera con l’animale pronto per essere cucinato. Mia madre ci fece il brodo il giorno dopo ma il conto del falegname superò il valore della gallina.
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