Cosa farai da grande?
di Leo Spanu
Oggi, a tempo consumato ma non ancora scaduto “mi sovvien” ( come disse Alberto da Giussano) una domanda che facevano ai ragazzi di ieri: cosa vorresti fare da grande ? Io non ho mai saputo dare una risposta perché non ne avevo la minima idea; adesso che, teoricamente, potrei finalmente risolvere il problema, mi rendo conto che non sono mai diventato grande. Sono rimasto un signor nessuno, l'illuso di sempre che, come la vispa Teresa, è ancora a caccia di farfalle. A proposito ne ho vista una un mese fa. Bianca e fuori stagione ma è un buon segnale. Se continua così un giorno rivedrò anche le rondini e magari sentirò anche il frinire del grillo. Peccato che queste sono immagini e suoni della mia infanzia, da grande la colonna sonora della mia vita è composta, troppo spesso, da rumori fastidiosi, una specie di musica indigesta, la voce di una civiltà troppo industrializzata.
Da qui i viaggi e le fughe, a volte in luoghi lontani dalle città, più spesso nelle pagine dei libri, talvolta dentro la mia solitudine. Così non ho mai avuto tempo di pensare a cosa avrei fatto da grande: ho accumulato i mesi e gli anni, ho raccolto le parole e i sogni, ho messo da parte, nell’angolo più nascosto della mia memoria, le persone che ho amato e che mi hanno regalato un sorriso. E’ una bella galleria di nomi e di volti, come quadri in un museo. Solo cose belle da prendere subito al volo perché la vita non è sempre un carciofo che devi eliminare le foglie spinose per arrivare al cuore. Magari qualcun altro aveva espresso il concetto del “Carpe diem” (Cogli il giorno) in maniera più poetica ma in una società che vive solo di consumi e da sola si consuma, bisogna ricordarsi che ormai non siamo uomini più o meno liberi ma piloti di carrelli da supermercato. Intanto le donne decidono cosa comprare.
Tornando alla filosofia spicciola perché domandarsi cosa sarà domani. Non è vero che il corona virus ha messo in discussione le nostre certezze, solo gli imbecilli sono sempre sicuri di tutto: noi che, negli anni del liceo, abbiamo coltivato il dubbio per colpa di Cartesio col suo “Cogito ergo sum” (Penso dunque sono), ci chiediamo cosa avrebbe detto il filosofo francese (si, era francese e si chiamava Renè Descartes, informazione gratuita per coloro che pensano che il mondo sia stato inventato dagli inglesi) davanti ad un panino americano (con hamburger ed altre schifezze) ed uno italiano (rosetta con mortadella di Bologna).
Per me la risposta è facile ma quando vedo ragazzi italiani sbrodolare a casa del signor McDonald, mi viene un nodo alla gola. Bei tempi, un tempo? Manco per sogno. L’asino di Buridano (Giovanni Buridano, altro filosofo francese) trovandosi davanti a due bei mucchi di fieno, perfettamente uguali, sapore, colore e profumo, morì di fame perché non seppe decidere quale scegliere. E voi volete ancora chiedermi cosa farò da grande? Non so neppure perché ho scritto queste note, forse per gioco o forse perché, come cantavano Ettore Petrolini prima e Nino Manfredi poi, “ me sento un friccico ner core”, un’emozione a metà tra il sorriso e la malinconia. Dev’essere la primavera che presenta i suoi colori e i suoi profumi, il cielo è terso e, da casa mia, dietro un mare di velluto blu, si vede limpida l’isola dell’Asinara.
Non so cosa farò domani, oggi mi godo il paesaggio.
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