Lo scemo del paese
di Leo Spanu
C’era una volta, in tutti i paesi o quasi, quello che le
persone (sedicenti) normali chiamavano “lo scemo del paese”. Di solito si trattava di una persona malata
di mente, spesso un poveretto innocuo che non dava fastidio a nessuno ma che tutti
usavano come pattumiera; una specie di contenitore dove scaricare
scherzi feroci e vili e tutta la cattiveria (che è tanta) di cui un uomo può essere capace. Erano degli infelici, vittime
due volte, prima di un sistema sanitario assurdo poi dell’imbecillità umana.
“Lo scemo del paese” però rappresentava anche qualcosa di
più della crudeltà di gente meschina; nella figura dello “scemo del
paese” veniva scaricata la paura per quel che non si capisce e non si vuol
conoscere, l’immagine fisica della nostra incapacità di accettarci per quello che siamo, un tentativo di colpevolizzare gli altri per i nostri
difetti e limiti.
In una parola sola: alienazione (1)
Il termine, in filosofia, fu utilizzato per la prima volta dal tedesco Ludwig
Feuerbach (1804-1872) che per spiegare la sua concezione ateistica dell’esistenza, affermò che Dio è solo una creazione dell’uomo che in lui trasferisce
e concentra tutte le qualità umane portandole al massimo livello: in definitiva la religione è la maggior forma di alienazione
perché limita totalmente la libertà individuale.
Utilizzando una semplificazione divenuta famosa, la
conclusione dello studioso fu: l’uomo è ciò che mangia.
Ma la concezione filosofica
di Feuerbach non era di per se negativa, infatti lui sosteneva la necessità, da
parte dell’uomo, di riprendersi ciò che
è suo; in sostanza la ricerca di una
nuova forma di autonomia morale e culturale.
Karl Marx ( 1818-1883) riprese il concetto di alienazione e lo
ampliò riportandolo su un piano politico
e sociale: la religione (oppio dei popoli)
permette al potere di tenere il popolo sotto controllo con l’illusione del
premio in paradiso.
Per chi ritiene che la filosofia sia solo un insieme di chiacchiere
di perdigiorno, un invito a rileggersi la storia: l’applicazione di queste
“chiacchiere” ha portato a profonde trasformazioni sociali tra il 1800 e il 1900. Non ultima la
rivoluzione d’ottobre in Russia con la nascita del comunismo.
Negli anni 60 (del secolo scorso) il termine diventa croce e delizia di un cinema impegnato e l’alienazione esprime una presa di distanza dalla morale corrente, la ricerca di una realtà personale, anche a costo
dell’isolamento.
Infatti si parla di incomunicabilità specie col regista Michelangelo
Antonioni (1912-2007) che produce una tetralogia di film noiosissimi (L’avventura 1960; La notte 1961; L’eclisse
1962; Deserto rosso 1964).
Anche Pier
Paolo Pasolini (1922-1975) riesce ad annoiare abbastanza con film come Teorema
(1968) e Porcile (1969).
All’estero
invece, il regista più osannato dalla critica di tutto il mondo, è lo svedese Ingmar Bergman (1918-2007) uno che ha
addormentato milioni di spettatori (ammesso che tanta gente abbia visto i suoi
film).
Il termine alienazione esce infine dalle riservate stanze
degli intellettuali per diventare popolare col film Alien (1979) di Rydley Scott.
Ma non c’entra niente la filosofia, Alien è solo
un mostro gigantone che viene dallo spazio a spaventarci.
Finalmente
l’abbiamo finita col cercare alibi alle nostre paure, il male non è mai in noi
ma fuori di noi. Viene da lontano e, se prima, era solo un’invenzione della fantascienza, adesso viene dall’Africa Nera e dintorni: è vero, sembrano uomini, donne e bambini come noi ma è
sicuro che sono alieni come il lucertolone nascosto dentro l’astronave.
Questi
si nascondono invece dentro barchette e canotti semisfondati, ma come quello
del film. sono duri a morire. E poi non finiscono mai. Un sequel continuo.
E
mentre il regista inglese continua a riproporci i suoi incubi (l’ultimo è del
2017, Alien Covenant) io mi chiedo
com’è che dallo “scemo del paese” sono finito a parlare di mostri spaziali.
Oggi non esistono più
gli scemi del paese: in realtà esistono sempre ma si chiamano in maniera diversa e poi ci sono bersagli più interessanti da colpire. Oggi che abbiamo dato libertà di parola a tutti gli imbecilli, oggi
che li mandiamo pure in Parlamento,
abbiamo raggiunto uno straordinario obiettivo: comandano “loro”.
La fantasia non è andata al potere, come urlavamo noi scemi del 68, ma i coglioni si.
NOTE
Alienazione. Dal latino alienus, altro. In senso lato
alienare era trasferire altrove, prendere le distanze e indicava in genere i malati di mente: alienati appunto.
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