Le canzoni del 1969 -1-
di Leo Spanu
Lucio Battisti
Il 1969 (50 anni fa, per me erano 23 anni a giugno) è stato un anno carico di avvenimenti importanti ma
anche tragici: molti fatti che hanno
segnato la storia della seconda metà del 1900.
Il primo uomo che sbarcò sulla
luna (20 luglio) segnò una grande vittoria della
scienza ma il mondo aveva altri problemi da risolvere.
Negli USA ci fu una gigantesca marcia contro la guerra in Vietnam (5
ottobre), milioni di persone, giovani e meno giovani.
A Praga lo studente ventunenne Jan
Palach si diede fuoco (16 gennaio) per protestare contro l’invasione, da parte dell’Unione
Sovietica, della Cecoslovacchia; il comunismo dal volto umano stava mostrando il suo vero
volto, quello feroce della dittatura.
In Libia, con
un colpo di stato, il colonnello Gheddafi prese il potere. Le conseguenze le vediamo ancora oggi.
In Italia, la bomba di piazza Fontana a Milano (12 dicembre)
segnò l’inizio di una lunga stagione di terrorismo che avrebbe segnato il nostro paese in maniera sanguinosa. Purtroppo la verità non è mai venuta alla luce chiaramente; ci sono
ancora troppe ombre.
L’università (legge Codignola, 11 dicembre) venne aperta a
tutti i diplomati, una grande conquista delle lotte studentesche; grazie alle lotte operaie vengono cancellate anche le gabbie salariali (12 febbraio) che molti degli attuali politici (dalla parte del popolo, dicono loro) vorrebbero ripristinare; viene
erogata la pensione sociale (30 maggio, legge 153) per gli ultra
sessantacinquenni a reddito basso.
Ma ci sono avvenimenti più “ leggeri”; anche nel campo culturale ci sono stati straordinari momenti.
Per la musica il concerto mitico di Woodstock (15 agosto).
A Londra, sul tetto del palazzo
dell’Apple l’ultimo concerto dei Beatles (30 gennaio).
Per il cinema il film Easy Rider (14 luglio;
l’interprete Peter Fonda è morto qualche giorno fa), un inno alla libertà.
La colonna sonora del 1969 è ricca di canzoni che sono dei capolavori, capisaldi della storia della musica leggera.
Ricordiamo alcuni brani e relativi interpreti, cominciando dall’Italia.
Il cantante dell’anno è senz’altro Lucio Battisti che
consacra il suo successo dell'anno precedente, con diverse canzoni nuove e con l’interpretazione dei
suoi brani eseguiti precedentemente da
altri cantanti. La coppia Battisti- Mogol (autore dei testi) produce belle
canzoni a getto continuo.
Non è Francesca: fu eseguita nel 1967 dal complesso de i
Balordi (?) perché i Nomadi lo rifiutarono;
Mi ritorni in mente e 7 e 40 sono
le facciata A e B dello stesso disco a 45 giri;
Acqua azzurra acqua chiara:
terza classificata al Cantagiro e prima al Festivalbar;
La canzone del sole (nel retro la bellissima e meno nota Anche per te) uno dei maggiori successi di
sempre della canzone italiana; nel 1972
raggiunse la prima posizione nella hit parade italiana;
29 settembre (incisa
nel 1967 da Equipe 84);
Nel sole, nel vento, nel sorriso, nel pianto (incisa
nel 1968 da i Ribelli)
Altro grande (ho scritto di lui da poco) è Sergio Endrigo.
Lontano dagli occhi: seconda classificata nel festival di
Sanremo. Esiste una “strana” ma piacevole versione degli Aphrodite’s Child, che
nello stesso anno riuscirono (sempre a Sanremo) a trasformare una mediocre
canzonetta come Quando l’amore diventa
poesia (Orietta Berti) in qualcosa di ascoltabile;
La casa: è diventata una
filastrocca popolare cantata da tutti i bambini d’Italia.
Giorgio Gaber. Com’è bella la città: una ballata ironica su
usi e costumi commerciali degli italiani. Comincia la trasformazione artistica
di Gaber che approderà alle esperienze del teatro-canzone: Barbera e champagne e Il Riccardo: il narratore
delle periferie milanesi, prima del signor G.
Ornella Vanoni. Una ragione di più: testo di Franco Califano
e musica di Mino Reitano. Anche la Vanoni ha collaborato alla scrittura della
canzone.
Gli Alunni del Sole.
Concerto: con questa canzone comincia la lunga carriera di questo gruppo
napoletano guidato da Paolo Morelli (morto nel 2013) un musicista sensibile che ha composto decine di belle canzoni dal
gusto romantico. Un autore che meriterebbe di essere rivalutato
New Trolls. Davanti agli occhi miei: altro gruppo (allora si
chiamavano complessi) di talento, fra i maggiori del rock italiano.
Le Orme. Irene; Mita Mita. Esponenti del rock progressivo e psichedelico
sono stati il miglior gruppo italiano a
cavallo degli anni 60/70. Naturalmente questa è una mia opinione. Mita è l’attrice
Mita Medici.
Patty Pravo. Il paradiso: canzone di Mogol-Battisti era stato
incisa, senza nessun successo, nel 1967, da una certa Ambra Borelli.
Dik Dik. Il primo giorno di primavera: gruppo milanese specializzato in cover
americane per la prima volta cantano una
canzone solo italiana. Il testo è dell’onnipresente
Mogol.
Adriano Celentano. Storia d’amore: quando non fa il “profeta”
non è male.
Poi ci sono i grandi successi popolari, quelli che a me non
son mai piaciuti. Purtroppo la Rai li ripropone in continuazione. Sembra che la
canzone italiana sia fatta di una mezza dozzina di canzonette da casalinghe
disperate. De Gustibus!
Mario Tessuto. Lisa dagli occhi blu: hanno fatto anche un
film del genere “musicarello”; ogni estate vengono serviti agli accaldati e annoiati spettatori. Certo Che Mario Tessuto, come attore,
non è Vittorio Gasmann.
Nada. Ma che freddo fa: anche questa canzone viene
riproposta sempre nel periodo estivo. Nada era carina quando aveva quindici
anni, oggi ha messo su un mento alla Sylvester Stallone
Massimo Ranieri. Rose rosse: ecco dei fiori che non
sfioriscono mai e pensare che Ranieri continua a cantare anche Se bruciasse la
città. Piace tanto alle casalinghe di cui sopra ma anche a quella di Voghera che si
commuove con facilità.
Mal. Pensiero d'amore: in realtà si tratta della cover di I've gotta get a message to you dei Bee Gees, interpretata da Mal (Paul Bradley Couiling) ex leader del gruppo inglese dei Primitives in un italiano improbabile e straziante.
Mal. Pensiero d'amore: in realtà si tratta della cover di I've gotta get a message to you dei Bee Gees, interpretata da Mal (Paul Bradley Couiling) ex leader del gruppo inglese dei Primitives in un italiano improbabile e straziante.
Commenti
Posta un commento