(R) Libri antichi: Sonetti lussuriosi

di Leo Spanu

Visto l'interesse e il gradimento ( grazie a tutti!) degli ultimi articoli relativi ad antichi libri e relativi autori, ripropongo di nuovo i primi pezzi pubblicati nel 2015, quando ho dato inizio all'avventura di questo blog. Nel frattempo vedrò di scovare nella mia biblioteca ( e su internet) altre storie antiche da raccontare tanto il tempo, per molti, è solo un'opinione. Passato e presente infatti, si confondono  nella mente di troppi forse perchè la loro cultura è strettamente legata alla logica del vivere alla giornata,  dell'usa e getta per consumare  cose, sogni e il futuro. Un libro invece, come un diamante, è per sempre. ( Sperando che non ci siano in giro fanatici che i libri li bruciano)

Pietro Aretino (1492-1556)

Figlio di un calzolaio e di una cortigiana, non si conosce il vero nome ( lui amava definirsi “figlio di cortigiana ma con l’animo di un re”) trascorse la sua giovinezza a Perugia (era nato ad Arezzo) dove studiò nella locale università. Nel 1517,  si trasferì a Roma dove entrò nella corte di papa Leone X. Considerato autore delle famose pasquinate ( anonimi sonetti contro la chiesa che venivano appesi sul busto di marmo di Pasquino in piazza Navona) fu esiliato per qualche tempo. 
Fece ritorno a Roma nel 1523 ma nel 1525 si trasferì a Mantova alla corte di Giovanni  dalle Bande Nere e infine a Venezia, nel 1527, dove trascorse il resto della sua esistenza. 
La sua opera più nota è: Sonetti lussuriosi, una raccolta di sonetti a sfondo erotico. L’opera consiste in due libri che raccolgono sedici e tredici composizioni, ispirati dai disegni di Giulio Romano (1) realizzati da Marcantonio Raimondi (2). 
Versi e disegni rappresentano uno spaccato della vita di Roma dove la città santa appare come un gigantesco bordello.

Alla fine del Quattrocento, a Roma, su 50.000 abitanti vi sono 6800 prostitute dichiarate, senza tener conto delle varie concubine più o meno segrete. E il numero tende ad aumentare in maniera progressiva. Nel 1566 metà della città è collegata direttamente o indirettamente alla prostituzione. 
Roma è un vero puttanaio! Le donne affluiscono da tutta l’Europa attirate dalla possibilità di svolgere un’attività lucrosa. In realtà ci sono prostitute di alto e basso rango. 
A differenza di Venezia, tutte vengono definite cortigiane che è solo un eufemismo per “oneste puttane”. Donne cioè dall’aspetto decoroso, non donne di strada. Le più colte frequentano circoli di musica e poesia, spesso recitano versi, talvolta li scrivono. I loro clienti sono ricchi nobili e prelati di alto grado come vescovi e cardinali. Alcune diventano anche famose. 
La storia parla di queste “eroine” che spesso hanno condizionato non solo i costumi sessuali dei potenti. 
Beatrice Ferrarese si costruisce una fortuna col suo fascino ma durante il sacco di Roma, viene violentata dai Lanzichenecchi e si prende la sifilide. Fine della carriera. Secondo molti studiosi Beatrice sarebbe la famosa Fornarina immortalata da Raffaello.
Altra cortigiana di lusso è Lucrezia Porzia diventata famosa per una scommessa raccontata da Pietro Aretino. La signora scommise 100 ducati sul nome del papa che doveva essere eletto. In caso di perdita la signora avrebbe dato la sua disponibilità, gratuitamente, per tre notti. 
Il conclave andò per le lunghe perché i cardinali non erano ispirati dallo Spirito Santo ma da interessi di bottega e come dice l’Aretino “canaglia vil, nemica a Cristo”. Per la cronaca la signora Lucrezia perse la scommessa perché il suo candidato, che era anche il suo amante, non venne eletto.
Ma la più ricercata è Tullia d’Aragona. Poetessa, scrittrice e donna di grande cultura. L’elite  letteraria del tempo passa nel suo salotto ( e anche nel suo letto) a discutere di poesia. E’ desiderata da tanti ma non tutti possono averla. Ma la gentildonna si rovina la reputazione quando si scopre che per cento scudi a notte ( una cifra spropositata a quell’epoca) si è concessa ad un ricco quanto ripugnante uomo d’affari  tedesco. L’immagine di  una donna così raffinata che si vende ad un buzzurro pure forestiero fa scendere di colpo le quotazioni di Tullia neanche fossero azioni della Fiat durante una crisi di borsa, così  la più ricercata cortigiana di Roma è costretta a fuggire dalla capitale e a girovagare per le strade d’Italia. Finirà anche ne “ La tariffa delle puttane di Vinegia” come la “più abbietta delle puttane”. Dalle stelle alle stalle. Che tristezza. 
Ultima grande cortigiana è Ortensia Greca che chiuderà la propria esistenza entrando in un convento e facendosi suora.  L’aretino racconta questo mondo e Marcantonio illustra il tutto con disegni molto esplicativi.

In Italia Pietro Aretino, dimenticato da tempo, in tempi moderni  è diventato famoso (sic!) non per le sue opere ma per aver ispirato in negli anni 1970-80 un certo tipo di cinema definito boccaccesco. Infatti un titolo, fra i tanti, recita: 
Ecco l’Aretino Pietro con una mano davanti e l’altra di dietro
Il cinema boccaccesco è figlio, non riconosciuto, di Pier Paolo Pasolini che con il Decameron (1971) diede vita ad un filone popolare di film ambientati nel medio Evo,  film a sfondo erotico e cionfraiolo (cionfra: termine sassarese che significa beffa, burla) che  ebbero un notevole successo di pubblico (la critica, impegnata come sempre, in “cose serie”  li ignorò).  
In realtà gli obiettivi di Pasolini erano diversi. Con i  I racconti di Canterbury (1972) e Il fiore delle Mille e una notte che insieme al Decameron formano la cosiddetta “ Trilogia della vita” lo scrittore regista aveva aperto un discorso di ben altro spessore culturale. Invece la “ Trilogia della morte” ha un solo titolo  Salò o le 120 giornate di Sodoma (1975) per la morte violenta e improvvisa di Pasolini.
Tornando al mercato cinematografico gli schermi furono invasi di decine di filmacci dai titoli più assurdi, vere farsacce che  però, al confronto con le opere del tristo duo Boldi-De Sica sembrano dei capolavori di umorismo. Alcuni titoli ( che spesso sono la parte migliore del film).
Metti lo diavolo tuo ne lo mio inferno. 
Boccaccio mio statti zitto. 
Fratello homo, sorella bona. 
Quando le donne si chiamavano Madonne.
Novelle licenziose di vergini vogliose.
E per concludere: 
La bella Antonia, prima monica e poi dimonia. ( Con la mitica Edwige Fenech)

NOTE

1-Giulio Romano. Vero nome: Giulio Pippi de’ Jannuzzi (1499-1546). Architetto e pittore fu allievo e collaboratore di Raffaello (Stanze Vaticane).  Nominato artista di corte a Mantova è autore degli affreschi di Palazzo Te. Si è occupato anche della sistemazione di Palazzo Ducale.

2- Marcantonio Raimondi noto Marcantonio (1480-1534?). Formatosi alla scuola di Francesco Raibolini (noto il Francia) lavorò nella cerchia di Raffaello. Nel 1524 fu incarcerato dal papa Clemente VII per oscenità. La causa, le incisioni erotiche che illustravano i sonetti di Pietro Aretino. Dopo il sacco di Roma, nel 1527, Marcantonio fuggì e di lui non si hanno più notizie .

BIBLIOGRAFIA
Pietro Aretino. Sonetti lussuriosi-Dubbi amorosi. Barbes Edizioni. 2008

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