(R) Libri antichi: Sonetti lussuriosi
di Leo Spanu
Visto l'interesse e il gradimento ( grazie a tutti!) degli ultimi articoli relativi ad antichi libri e relativi autori, ripropongo di nuovo i primi pezzi pubblicati nel 2015, quando ho dato inizio all'avventura di questo blog. Nel frattempo vedrò di scovare nella mia biblioteca ( e su internet) altre storie antiche da raccontare tanto il tempo, per molti, è solo un'opinione. Passato e presente infatti, si confondono nella mente di troppi forse perchè la loro cultura è strettamente legata alla logica del vivere alla giornata, dell'usa e getta per consumare cose, sogni e il futuro. Un libro invece, come un diamante, è per sempre. ( Sperando che non ci siano in giro fanatici che i libri li bruciano)
Figlio di un calzolaio e di una cortigiana, non si conosce
il vero nome ( lui amava definirsi “figlio di cortigiana ma con l’animo di un
re”) trascorse la sua giovinezza a Perugia (era nato ad Arezzo) dove studiò
nella locale università. Nel 1517, si trasferì a Roma dove entrò nella corte di
papa Leone X. Considerato autore delle famose pasquinate ( anonimi sonetti
contro la chiesa che venivano appesi sul busto di marmo di Pasquino in piazza
Navona) fu esiliato per qualche tempo.
Fece ritorno a Roma nel 1523 ma nel 1525
si trasferì a Mantova alla corte di Giovanni
dalle Bande Nere e infine a Venezia, nel 1527, dove trascorse il resto
della sua esistenza.
La sua opera più nota è: Sonetti lussuriosi, una raccolta di sonetti a sfondo erotico.
L’opera consiste in due libri che raccolgono sedici e tredici composizioni,
ispirati dai disegni di Giulio Romano (1) realizzati da Marcantonio Raimondi (2).
Versi e disegni rappresentano uno spaccato della vita di Roma dove la città
santa appare come un gigantesco bordello.
Alla fine del
Quattrocento, a Roma, su 50.000 abitanti vi sono 6800 prostitute dichiarate, senza tener
conto delle varie concubine più o meno segrete. E il numero tende ad aumentare
in maniera progressiva. Nel 1566 metà della città è collegata direttamente o
indirettamente alla prostituzione.
Roma è un vero puttanaio! Le donne
affluiscono da tutta l’Europa attirate dalla possibilità di svolgere
un’attività lucrosa. In realtà ci sono prostitute di alto e basso rango.
A
differenza di Venezia, tutte vengono definite cortigiane che è solo un
eufemismo per “oneste puttane”. Donne cioè dall’aspetto decoroso, non donne di
strada. Le più colte frequentano circoli di musica e poesia, spesso recitano
versi, talvolta li scrivono. I loro clienti sono ricchi nobili e prelati di
alto grado come vescovi e cardinali. Alcune diventano anche famose.
La storia
parla di queste “eroine” che spesso hanno condizionato non solo i costumi
sessuali dei potenti.
Beatrice Ferrarese si costruisce una fortuna col suo
fascino ma durante il sacco di Roma, viene violentata dai Lanzichenecchi e si
prende la sifilide. Fine della carriera. Secondo molti studiosi Beatrice
sarebbe la famosa Fornarina immortalata da Raffaello.
Altra cortigiana di lusso è Lucrezia Porzia diventata famosa
per una scommessa raccontata da Pietro Aretino. La signora scommise 100 ducati sul nome del papa che doveva essere eletto. In caso di perdita la signora
avrebbe dato la sua disponibilità, gratuitamente, per tre notti.
Il conclave
andò per le lunghe perché i cardinali non erano ispirati dallo Spirito Santo ma
da interessi di bottega e come dice l’Aretino “canaglia vil, nemica a Cristo”.
Per la cronaca la signora Lucrezia perse la scommessa perché il suo candidato,
che era anche il suo amante, non venne eletto.
Ma la più ricercata è Tullia
d’Aragona. Poetessa, scrittrice e donna di grande cultura. L’elite letteraria del tempo passa nel suo salotto (
e anche nel suo letto) a discutere di poesia. E’ desiderata da tanti ma non
tutti possono averla. Ma la gentildonna si rovina la reputazione quando si
scopre che per cento scudi a notte ( una cifra spropositata a quell’epoca) si è
concessa ad un ricco quanto ripugnante uomo d’affari tedesco. L’immagine di una donna così raffinata che si vende ad un
buzzurro pure forestiero fa scendere di colpo le quotazioni di Tullia neanche
fossero azioni della Fiat durante una crisi di borsa, così la più ricercata
cortigiana di Roma è costretta a fuggire dalla capitale e a girovagare per le
strade d’Italia. Finirà anche ne “ La tariffa delle puttane di Vinegia” come la
“più abbietta delle puttane”. Dalle stelle alle stalle. Che tristezza.
Ultima
grande cortigiana è Ortensia Greca che chiuderà la propria esistenza entrando
in un convento e facendosi suora. L’aretino
racconta questo mondo e Marcantonio illustra il tutto con disegni molto
esplicativi.
In Italia Pietro Aretino, dimenticato da tempo, in tempi
moderni è diventato famoso (sic!) non
per le sue opere ma per aver ispirato in negli anni 1970-80 un certo tipo di
cinema definito boccaccesco. Infatti un titolo, fra i tanti, recita:
Ecco
l’Aretino Pietro con una mano davanti e l’altra di dietro.
Il cinema
boccaccesco è figlio, non riconosciuto, di Pier Paolo Pasolini che con il
Decameron (1971) diede vita ad un filone popolare di film ambientati nel medio Evo, film a sfondo erotico e cionfraiolo (cionfra: termine sassarese che significa beffa, burla) che ebbero un notevole successo di pubblico (la
critica, impegnata come sempre, in “cose serie”
li ignorò).
In realtà gli
obiettivi di Pasolini erano diversi. Con i I racconti di Canterbury (1972) e
Il fiore delle Mille e una notte che insieme al Decameron formano la
cosiddetta “ Trilogia della vita” lo scrittore regista aveva aperto un discorso
di ben altro spessore culturale. Invece la “ Trilogia della morte” ha un solo
titolo Salò o le 120 giornate di Sodoma (1975) per la morte violenta e
improvvisa di Pasolini.
Tornando al mercato cinematografico gli schermi furono
invasi di decine di filmacci dai titoli più assurdi, vere farsacce che però,
al confronto con le opere del tristo duo Boldi-De Sica sembrano dei capolavori
di umorismo. Alcuni titoli ( che spesso sono la parte migliore del film).
Metti lo diavolo tuo ne lo mio inferno.
Boccaccio mio statti
zitto.
Fratello homo, sorella bona.
Quando le donne si chiamavano
Madonne.
Novelle licenziose di vergini vogliose.
E per concludere:
La bella Antonia, prima monica e poi
dimonia. ( Con la mitica Edwige Fenech)
NOTE
1-Giulio Romano. Vero nome: Giulio Pippi de’ Jannuzzi (1499-1546). Architetto e pittore fu allievo e collaboratore di Raffaello (Stanze
Vaticane). Nominato artista di corte a Mantova
è autore degli affreschi di Palazzo Te. Si è occupato anche della sistemazione
di Palazzo Ducale.
2- Marcantonio Raimondi noto Marcantonio (1480-1534?). Formatosi alla scuola di Francesco Raibolini (noto il Francia) lavorò nella
cerchia di Raffaello. Nel 1524 fu incarcerato dal papa Clemente VII per
oscenità. La causa, le incisioni erotiche che illustravano i sonetti di Pietro
Aretino. Dopo il sacco di Roma, nel 1527, Marcantonio fuggì e di lui non si hanno più notizie .
BIBLIOGRAFIA
Pietro Aretino. Sonetti lussuriosi-Dubbi amorosi. Barbes
Edizioni. 2008
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