Gente di passaggio

di Leo Spanu


Ormai esco sempre più raramente: la vecchia piazza èdeserta e non ci sono più neanche i quattro pensionati, mezzo incazzati, seduti al tavolino. Qualche volta, il venerdì mattina, quando c’è il mercatino vado nel negozio di mio figlio, mi appoggio ( metaforicamente) al muro e guardo la gente che passa. Mezz’ora al massimo, poi mi stufo e me ne ritorno a casa. 
La mattina i bambini e i ragazzi sono a scuola e passa solo gente brutta: uomini, donne, giovani e vecchi. 
Madonna quanto siamo brutti! E i bambini sono belli solo perché non sono ancora cresciuti: la bellezza dell’asino.
Noi rappresentanti della “ razza bianca” siamo diventati non solo stupidi, razzisti. intolleranti e cattivi ma  anche brutti.
Perchè è solo bruttezza quella che io vedo? 
C’è un aneddoto che riguarda Leonardo da Vinci, quando doveva dipingere il Cenacolo  e cercava modelli per rappresentare gli apostoli. Per Giovanni trovò subito un giovane di bell’aspetto e dai modi gentili mentre non riusciva  a trovare un modello per Giuda. Leonardo impiegò quasi quattro anni per completare il suo affresco ma alla fine trovò un modello adatto per il ruolo di Giuda. Giovane ma sguardo cupo ed espressione cattiva,  un piccolo delinquente rovinato da una vita sbagliata e dall’alcool. Solo per caso Leonardo scoprì Che Giuda e Giovanni erano la stessa persona in tempi diversi. La bruttezza interiore si era trasferita sui lineamenti del giovane.
Non sono, evidentemente, in grado di leggere nel cuore delle persone e non vorrei  neanche avere un simile potere: mi bastano le mie paure  a farmi compagnia senza dovermi caricare gli incubi altrui. Però a guardare la gente che passa si possono notare molti particolari e scoprire tante piccole storie. L’ultrasessantenne che si veste come una ragazzina, racconta di una lotta già perduta contro il tempo che fugge. C’è del patetico in una vecchia bambina truccata da bambola. O il sessantenne in tuta firmata e scarpe da corridore; non ha mai sollevato il culo dalla sedia in tutta la sua vita e la sua pancia arriva al traguardo molto prima di lui. Ma forse sono io che ci vedo male: trattasi di addominali bassi. Molto bassi. 
La signora dai capelli fucsia  è invece giovane, massimo quarant’anni. Pantaloni dipinti sulla pelle, non può essere diversamente, ma le sue rotondità sono grandi quasi quanto la cupola della chiesa di  san Pantaleo. Si impiega meno tempo a scendere alla Marina che a fare il giro delle sue chiappe. 
La mora dallo sguardo prepotente  che sogghigna dall’alto del  suo metro e ottanta d’altezza ( trenta centimetri di tacchi) porta una minigonna inguinale: la zona che sta tra il fine sedere  e l’inizio coscia è una carta geografica piena di linee  profonde con fiumi, valli e montagne. 
L’amica  che pende come la torre di Pisa per via di un arcipelago di tette, dev’essere, poverina, piena di problemi  perché quei pantaloni così stracciati indicano difficoltà economiche. Era dagli anni cinquanta che non vedevo tanta miseria.
E poi dove sono finite le gonne? Tutte donne in pantaloni; quanta voglia di vedere un bel paio di gambe magari senza vene varicose; quanta voglia di vedere uno sculattemento , come una volta quanto ti giravi per forza e passavi dal malumore all’allegria per quello che era uno spettacolo degno della Primavera del Botticelli. Oggi le donne muovono il culo come gli uomini e viceversa.
La sciatteria, la volgarità sono i simboli dei nostri tempi.  L'importante è apparire, non importa come. 
Il benessere ci ha fatto diventare brutti.

Propongo di chiamare  i nostri fratelli e sorelle dall’Africa  per dare una rinfrescata al nostro sangue inacidito. Ho visto sorrisi a 64 denti quando noi abbiamo un mutuo fisso per denti e dentiere che scadono dopo due anni. Oltretutto finiremmo col risparmiare sulla crema solare d’estate. 
Non lo dico per me, che ormai ho perso quasi tutti i vizi: non bevo ( mai bevuto), ho smesso di fumare e fra poco mi sa che smetterò anche altro ( maledetta vecchiaia!).
Però mi piacerebbe, prima di andarmene ad maiora, riempirmi gli occhi di bellezza. Un ultimo sorriso da una vita che mi regalato tanto.

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