Cenni di storia della letteratura italiana. Parte 1°

di Leo Spanu

Un volta, per gli studenti pigri, c’era il “bigino” un libriccino pubblicato dalla editrice Bignami; da qui il nome più popolare di bignamino. Ernesto Bignami era un insegnante che aveva capito tutto degli studenti. In sostanza il libretto era un riassunto di tutte le materie scolastico. Un libro per materia, “ un sunto dei sunti” per risparmiare “tempo”. Generazioni di studenti hanno supportato esami di matematica, italiano, storia etc. etc. con l’ausilio di quei libri tascabili ( sono nati nel 1932 e sono stati pubblicati oltre duecento titoli). Io no, non perché fossi uno studente modello ma semplicemente perché odiavo “ i riassunti”. Odiavo anche le Selezioni di Reader’s Digest che  pubblicavano quattro romanzi, rigorosamente tagliati alla stessa misura, in un solo libro.  Io sono un sostenitore della versione integrale dei romanzi, ridurli a semplici riassunti è un delitto. Sarebbe come dire che un viaggio è fatto di una partenza  e di un arrivo.  Ma torniamo alla nostra storia che per forza maggiore deve essere concisa: da far stare in uno o due articoli ( facciamo tre!). Ricordando come abbiamo studiato a scuola la storia della letteratura, cercherò, pur mantenendo alcuni punti fermi, di citare anche autori volutamente ignorati dalle versioni ufficiali.
Una premessa: la divisione per secoli è solo un sistema comodo di classificazione perché spesso molti autori produssero le loro opere a cavallo di due secoli.

La letteratura italiana nasce nella prima metà del Duecento. All’inizio  prevale la poesia religiosa con composizioni come Il Cantico delle Creature  ( Laudes creaturarum) di san Francesco d’Assisi (Giovanni di Pietro Bernardone 1182-1226) e le laudi di Jacopone da Todi (1236-1306). 
Poi prende piede  la  poesia amorosa  partendo dalla “ scuola siciliana” con Federico II 
di Svevia (1194-1250. Lui stesso poeta e filosofo dilettante  era definito stupor mundi; meraviglia del mondo)  che si  circonda di  artisti  come Giacomo da Lentini (1210-1260) che aggiunge nuove forme ( il sonetto) alle canzoni di provenienza trobadorica ( da trovatore: poeta improvvisatore e musicista che si esprime in volgare. Le origini risalgono alla Francia del XII secolo).
Poi si diffonde in Toscana con autori come Guittone d’Arezzo (1235-1294).  Altri poeti della scuola siciliana sono Guido delle Colonne (?-1287), Rinaldo d’Aquino (1227-1279), Giacomino Pugliese (XIII secolo) e Cielo d’Alcamo (XIII secolo). Il suo incipit della poesia “ Contrasto” : Rosa fresca aulentissima/ che appari inver  la state….. è un gioiello che dura da secoli. Per i distratti il tema della poesia è un contrasto tra uomo e donna, un corteggiamento ironico, alla fin del quale la donna cede. 
Tra i poeti toscani Brunetto Latini (1220-1290),  Chiaro Davanzati (?-1394), Compiuta Donzella (XIII secolo. Pseudonimo di una sconosciuta  signora fiorentina: Lasciar vorria lo mondo e Dio servire,/ e dipartirmi d’ogni vanitate,/ però che veggo crescere e salire/ mattezza e villania e falsitate/…. Neanche allora erano tempi allegri per le donne). 
Nel nord Italia la poesia è ancora di tipo didattico. Troppo freddi per pensare all’amore, “rallegrano” i (pochi ) lettori con disgrazie  e previsioni cupe del futuro. Alcuni nomi, di lettura indigesta: Uguccione da Lodi (?-1250?), Giacomino da Verona (1255-?), Bonvesin da la Riva (1240-1315). Una sua opera è la “ Disputatio musce cum formica”. Interessante una mosca che discute con una formica. Io non sono riuscito a leggerla. Voi fate quello che vi pare. Comunque esiste anche una poesia più popolare. Una ragazza ha voglia di sposarsi:  Mamma, lo temp’è venuto/ ch’eo me voria maritare/ d’un fante che m’è sì plazuto/ no’l te podria contare… ( anonimo bolognese).

Dal Cantico delle Creature ( traduzione in italiano corrente o quasi)
…Laudato sie, mio Signore con tutte le tue creature / specialmente messer fratello sole / il quale è giorno e attraverso lui ci illumini…
…Laudato sie, mio Signore, per sorella luna e le stelle/ in cielo le hai formate chiare, preziose e belle.
Laudato sie, mio Signore, per il fratello vento/ e per l’aria e il cielo, quello nuvoloso e quello sereno e ogni tempo/ tramite il quale alle creature dai sostentamento.
Laudato sie,  mio Signore, per sorella acqua/ la quale è molto utile e umile e preziosa e pura.
Laudato sie,  mio Signore, per fratello fuoco/ attraverso il quale illumini la notte. E’ bello, giocondo, robusto e forte.
Laudato sie, mio Signore, per nostra sorella madre terra/  che ci da nutrimento e ci mantiene/ e produce diversi frutti e fiori colorati ed erba…..
… Laudato sie, mio Signore, per nostra sorella  morte corporale/dalla quale nessun uomo vivente può scappare……….

Ma è nel Trecento che la lingua volgare (italiana) ha piena diffusione con i tre grandi:  Dante Alighieri (1265-1321), Francesco Petrarca (1304-1374), Giovanni  Boccaccio  (1313-1375). 
Il secolo si apre con il poeta bolognese  Guido Guinizzelli precursore  dello Stilnovo. La sua “ Al cor gentil ripara sempre amore” è un manifesto della nuova concezione dell’amore (angelicato) dove la donna  viene letteralmente  “ beatificata”. Dante e suoi amici Guido Cavalcanti (1258-1300), Lapo Giani  (?-1328) e Cino da  Pistoia (1270-1336) porteranno questa poesia ai massimi livelli. 
Ma altri autori si faranno conoscere in un genere diverso definito poesia giocosa: Rustico Filippi 
(?-1300?), Cecco Angiolieri (1260-1313),  Folgore da San Gimignano (1270-1332), Cenne de la Chitarra (?-1336), Meo de Tolomei (?-1310). 
Dalle “ Rime” di Dante:  Guido, i’vorrei che tu e Lapo ed io/ fossimo presi per incantamento,/ e messi in un vasel ch’ad ogni vento/ per mare andasse al voler vostro e mio, /….
L’altro monumento della poesia è Francesco Petrarca. Niente da dire se non che a me non  è mai piaciuto. Mentre Giovanni Boccaccio  col suo “ Decameron”  è stato un vero rivoluzionario della letteratura. Come Einstein ( secoli dopo) per la scienza. Boccaccio è stato pure poeta di valore ma le sue composizione sono passate in secondo piano davanti alle novelle.  
Anche Franco Sacchetti ( 1335-1400) si segnala per le sue novelle ma è anche un valente poeta.
Poeti minori ma non banali sono Matteo Frescobaldi (1297-1348), Antonio Pucci (1310-1388).

Il Quattrocento vede autori importanti come Luigi Pulci ( 1432-1481), Matteo Maria 
Boiardo (1441-1494), Leon Battista Alberti (1404-1472), Jacopo Sannazzaro ( 1458-1530).   
Anche  Lorenzo de Medici (1449-1492. Noto come Lorenzo il Magnifico) e  Angelo Poliziano (Agnolo Ambrogini 1454-1494), Lucrezia Tornabuoni (1427-1482).
Il frate Girolamo Savonarola (1452-1498), oltre ad essere un fustigatore di costumi, talmente pesante da finire sul rogo ( non sarebbe male per certi pseudo moralisti d’oggi), era anche un poeta non mediocre.  
Un altro frate veneziano, tale Francesco Colonna (1433-1527) è invece  l’autore di un’opera             “ Hypneromachia Poliphili “ ( Trad. Combattimento d’amore in sogno dell’amante di Polia. Dal greco: hypnos=sonno; eros=amore; pesta=lotta)) definito il più bel libro a stampa del Rinascimento con 168 straordinarie xilografie di autore anonimo ( qualcuno le attribuisce al Mantegna) e per questo riferito a persone importanti come Pico della Mirandola (1463-1494). Famoso anche oggi tra gli appassionati di letteratura è uno dei più straordinari mattoni di tutti i tempi. La lettura è piacevole quanto una colica, però ha un suo fascino. Pico della Mirandola invece è ricordato, oggi, per la sua prodigiosa memoria. Sarebbe stato un perfetto concorrente per “ Lascia o raddoppia” o altre trasmissioni televisive a quiz.. 

Il Cinquecento è ricco di artisti straordinari: Ludovico Ariosto (1474-1533),  Torquato Tasso (1544-1595), Nicolò Macchiavelli (1469-1527), Francesco Guicciardini ( 1483-1540), Michelangelo Buonarroti (1475-1564), Pietro Bembo (1470-1547). Inoltre  le  poetesse  Vittoria Colonna (1490-1547),  Gaspara Stampa ( 1523-1554. Ne ho scritto più diffusamente in un mio articolo che potete trovare sul mio blog in data 28 luglio 2015), Veronica Gambara (1485-1550), Isabella de Morra (1520-1546), Chiara Matraini  (1515-1556) . 
Anche Veronica Franco  (1546-1591) è citata nel mio blog ( 27 giugno 2015) ma non l’ho trovata in nessuna storia ( scolastica) della letteratura. 
Autori di rilievo sono: Monsignor Giovanni Della Casa (1503-1556), Matteo Bandello (1485-1561), Pietro Aretino ( 1492-1556. Altro autore proibito. Nel mio blog il 18 agosto 2015), Benvenuto Cellini ( 1500-1571) Teofilo Folengo (1491-1544), Baldassarre Castiglione (1478-1529), Domenico Venier (1517-1782), Giovan Battista Strozzi (1501-1571). 
Ma il re dei  poeti dimenticati è Anton Francesco Grazzini  (1505-1584) detto il Lasca , fiorentino, farmacista, sodomita dichiarato ( il termine omosessuale non l’hanno ancora inventato), linguaccia e penna velenosa. Un suo epitaffio rivolto ad un certo  cavalier Covoni, probabilmente suo rivale in amore.
Qui il cavalier Covoni è sotterrato/ d’ogni luxuria mascolina scuola/ c’avendo un cazzo in cul e l’altro in gola/ morì per non poter raccorre ( tirare) il fiato.

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