4. Gaspara Stampa

Gaspara Stampa (1523-1554)

di Leo Spanu



Nata da una nobile ma povera famiglia di origine milanese, alla morte del padre, nel 1531, Gaspara si trasferisce a Venezia insieme alla madre, il fratello Baldassarre e la sorella Cassandra. I tre fratelli hanno  avuto una ottima educazione artistica e letteraria e Baldassarre si fa conoscere presto per le sue doti di ottimo verseggiatore ma la sua morte prematura ( a soli vent’anni) sconvolge le abitudini familiari. Le due sorelle invece di chiudersi in casa  o in convento ( in realtà Gaspara è tentata da questa scelta) si danno ad una vita libera e spregiudicata. Gaspara diventa una vera attrazione per la sua bravura nel canto ( suona molto bene anche il liuto) e nella poesia oltre che per la straordinaria bellezza. Ma la vita di Gaspara è profondamente segnata dall’amore per il conte Collaltino di Collalto, uomo vanesio e superficiale (oltre che scadente poeta)  che, dopo una relazione ( piuttosto tormentata e ricca di tradimenti) durata quattro anni, abbandona la giovane amante trasferendosi in Francia in cerca di nuove avventure belliche e amorose.
La morte, prematura, di Gaspara è probabilmente dovuta a febbri intestinali ma alcune fonti parlano di suicidio per avvelenamento a causa della delusione  amorosa. Le sue poesie pubblicate postume dalla sorella nel 1554 sono un canzoniere che raccoglie liriche dedicate in gran parte a Collaltino. Vi sono pubblicate anche alcune composizione del fratello Baldassarre.
Il valore poetico di Gaspara Stampa consiste nell’avere rifiutato la retorica della poesia contemporanea, nell’uso autobiografico della poesia stessa ( infatti l’opera ha anche un valore di documento psicologico del mondo femminile del Cinquecento). Si tratta quindi di un vero diario, doloroso e sofferto, ricco di sincerità e di passione che fa della Stampa un personaggio unico nel panorama letterario dell’epoca. Purtroppo la poetessa non ebbe il giusto riconoscimento da parte della critica perché fortemente condizionata dall’immagine “adulterina” che l’accompagnava .
Anche nei secoli successivi importanti studiosi come Benedetto Croce e Francesco Flora partono da una Gaspara Stampa “cortigiana” per analizzare la sua opera. Sarebbe come studiare Michelangelo partendo dalla sua omosessualità: Una boiata pazzesca! Direbbe il ragionier Ugo Fantozzi  (Paolo Villaggio).
In realtà anche la fama di cortigiana di Gaspara è frutto di maldicenze e gossip. La badessa De Negri, confidente di Gaspara e sua assistente spirituale chiama la poetessa: Mia amabile madonna Gasperina. Una definizione stravagante  da parte di una religiosa che nella corrispondenza scritta tra le due donne  definisce Gaspara “ sorella amabilissima” e “angiolo in carne”. La verità è che Gaspara Stampa frequentava ambienti dai costumi alquanto liberi dove l’adulterio e altre licenze  sessuali erano d’uso comune. Ma Gaspara è al di sopra della società in cui vive; il suo spirito romantico, il suo essere innamorata dell’amore e del suo uomo, la mette su un altro piano, fuori dalla volgarità del suo mondo. Inutilmente. Un suora la chiama sorella ma per tutti è “una donna pubblica” o “una mangiatrice d’uomini”. Niente di nuovo sotto il sole: Pietro Aretino ( già citato nell’articolo su Veronica Franco) penna velenosa e maldicente, in un suo sonetto, la definisce “meretrice”.
Ma la poesia di Gaspara Stampa viaggia su altre dimensioni. C’è una concezione romantica moderna, anche se di derivazione petrarchesca, nei suoi versi; un gusto che non nasce da  pose letterarie ma risponde ad una concezione profonda e sentita dell’amore, quell’amore infelice e malamente corrisposto che tante sofferenze provocheranno alla poetessa. Ma “madonna Gasperina” è passata alla storia come una donna di facili costumi. L’imbecillità maschile (ma non solo!) non ha limiti. Solo pochi come il poeta  Benedetto Varchi, guarda con altri occhi e per commemorare la sua morte, in un sonetto la definisce “la bella e buona” e “così chiara e triste” “Saffo dei nostri giorni alta Gaspara”.
Io invece, più prosaicamente, da sempre mi pongo una domanda che non trova mai risposta: perché spesso  donne di valore si innamorano di uomini mediocri, inutili e volgari?

BIBLOGRAFIA
Gaspara Stampa. Rime. BUR  2013

Una composizione:
Arsi, piansi, cantai; piango, ardo e canto;/ piangerò, arderò, canterò sempre/ (fin che Morte o Fortuna o tempo stempre/ a l’ingegno, occhi e cor, stil, foco e pianto)/ la bellezza, il valor e ‘lsenno a canto/ che ‘n vaghe, sagge ed onorate tempre/ Amor, natura e studio par che tempre/ nel volto, petto e cor del  lume santo;


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