Cyrano

di Leo Spanu

Cyrano de Bergerac (1619-1655) era un poeta parigino, omosessuale e provetto spadaccino che si sarebbe perso nelle nebbie del tempo se lo scrittore e poeta  marsigliese Edmond Rostand (1868-1918) non lo avesse reso immortale  con una delle opere più straordinarie e famose della letteratura mondiale: Cyrano de Bergerac.
La fama di questo personaggio ha vari aspetti. La sua  è sostanzialmente una storia d’amore, un amore mai rivelato e non ricambiato per la bella Rossana che invece  è innamorata di Cristiano, piacevole fisicamente ma di mente e cultura limitata. Così è Cyrano a suggerire frasi e dichiarazioni d’amore, un suggeritore nascosto. E qui è doverosa una pausa: chi non conosce la frase “  Cos’è un bacio? Il bacio è un apostrofo rosa tra le parole ti amo”.  Una fortunata invenzione pubblicitaria della Baci Perugina che in ogni cioccolatino inseriva ( esistono ancora?) frasi strazianti come quella citata. Vediamo com’era l’espressione originale:

 Un bacio, dopo tutto cos’è? Un giuramento fatto un po’ più da vicino, una promessa più precisa, il si ad un assenso, un punto rosa sulla i di amor mio: un segreto confidato alla bocca invece che all’orecchio, un istante d’infinito che fa il ronzio d’ape, una comunione che ha il gusto del fiore, un modo per respirarsi un poco il cuore, e un po’ gustarsi, a fior di labbra, l’anima.

Troppo per un cioccolato mischiato con pezzi di  nocciola.

Ma Cyrano è noto anche per una sua caratteristica fisica non proprio simpatica: un naso di proporzioni  “ esagerate”. Infatti lo spadaccino poeta ( o viceversa) non gradisce insinuazioni sul suo naso specie se banali così finisce con scontrarsi a singolar tenzone col Visconte di Valvert che aveva definito il suo naso “ Troppo grande”. Lasciamo la parola a Cyrano.

Tutto qui? E’ un po’ poco , signor mio!  Si potevan dire….oddio!...molte cose…variando il tono- ecco per esempio:
Aggressivo: “Io, signore, se avessi un naso di tal stazza, me lo amputerei in piazza”.
Amichevole: “ Vi si inzuppa nella tazza: per bere, procuratevene una adatta che faccia da faretra a simil mazza!”
Descrittivo: “ E’ una roccia!...un picco!...uno scoglio! Che dico… uno scoglio?... E’ una penisola!”
Curioso: “ A cosa serve quell’enorme museruola? Da scrittoio o da portagioielli?”
Grazioso: “ Amate talmente gli uccelli che, come un papà, vi preoccupaste di stender questo tabià per le loro zampette?”
Truculento: “ Con questo, signore, quando pipate, dal naso non vi escono soffiate senza che qualcuno non  gridi: Al fuoco!”
Previdente: “ Con questo giogo sulla faccia da portare, state attento a non inciampare!”
Tenero: “ Mettetegli un ombrellino prima che il sole ve ne faccia un crostino!”
Pedante: “ Solamente l’animale che Aristofane chiama Ippocampelofantocamaleonte doveva avere tanta carne su tanto osso in fronte!”
Insolente:” Come, amico mio, è di moda questa zanna? Per il cappello è davvero una comoda canna!”
Enfatico: “ Nessun vento, o naso magistrale può raffreddarti tutto, eccetto il maestrale!”
Drammatico: “ E’ il Mar Rosso, con una emorragia!”
Ammirativo: “ Che reclame per una profumeria!”
Lirico: “E’ una fontana e voi un tritone?”
Ingenuo: “ Quando si visita il monumento?”
Rispettoso: “ Permettete, signore, è come una terra al sole in balia d’uccelli e d’ogni vento!”
Contadino: “ Uè! Ragà! E questo qui l’è un nasino? Ma l’è una rapa gigante o forse un melone piccolino!”
Militare: “ Alla carica, cavalleria!”
Pratico: “ Lo giochiamo in lotteria? Di certo, signore, sarà il premio più grosso!”
Infine , parodiando, Piramo ( riferimento alla tragedia greca) in un singhiozzo:
“ Eccolo, dunque, il naso che dei tratti del suo signore distrusse l’armonia. Arrossisce il traditore!”
Ecco all’incirca, mio caro, quel che mi avreste detto se foste stato un po’ più letterato e d’intelletto: ma di spirito voi, il più penoso degli esseri, non aveste neppure un atomo, e di lettere avete solo le sette della parola: stupido!

La situazione degenera, le parole non bastano più per cui si deve ricorrere alla spada ma Cyrano non può limitarsi ad un banale e silenzioso duello e alle provocazioni del Visconte risponde:

Si, signore, poeta! E talmente che, duellando io-hop- all’improvvisata vi comporrò, voilà, una ballata. Non sapete cos’è credo. La ballata, dunque si compone, di tre ottave…. E una quartina a congedo ( licenza)… Battendomi, all’istante una ne comporrò e, all’ultimo verso, signore, vi toccherò!

Ballata del duello che, al palazzo di Borgogna, il signor de Bergerac ebbe con una carogna!

( Il Visconte: Mi scusi, ma cos’è questo pateracchio?
 Cyrano: L’epitaffio)

Tutta la gente, uomini e donne si mettono intorno per assistere al duello. Cyrano chiude gli occhi un istante.

Aspettate!... scelgo le rime…ecco, ci sono..
    (Via, via fa quel che dice.)
Lancio con grazia il cappellaccio,
abbandono con coordinazione
il gran paltò che mi ripara dall’addiaccio,
e sfilo il mio spadone;
elegante come Celadone
agile come Scaramuccia con lo stocco,
vi avverto, caro Mirmidone
che alla fin della licenza, io tocco!
    (Primi scontri di lame.)
Avreste fatto meglio a restare in disparte;
dove vi lardello, bel tacchino?
Nel fianco, sotto il vostro giubbino?
Al cuore, sotto l’azzurro cordoncino?
Le cocce tintinnano, tic, toc!
La mia punta volteggia: un moscone!
Ed è proprio al di sotto del pancione
che alla fin della licenza, io tocco,
Mi manca una rima in “ardo”..
Indietreggiate con la faccia smunta?
E’ per rimare con la parola codardo!
Tac paro la punta
che speravate darmi in dono:
apro la linea e la richiudo..
Al tuo bordone reggiti, oh laridone!
Perché alla fin della licenza, io tocco.
    (Annuncia solennemente)
Principe, chiedi perdono a Dio!
In una quarta io m’incocco,
taglio, faccio una finta… 
Fendendo
ecco dunque che con grinta
il visconte barcolla da tragedo; Cyrano saluta.
Giunto alla fin della licenza, io tocco.



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