storie di donne e di poesie
In questo
blog troverete articoli, editi e inediti,
di letteratura, arte, politica e varia umanità. Mi auguro che i temi
trattati siano interessanti e stimolanti così che il visitatore occasionale diventi
un frequentatore abituale del sito. Buona lettura.
Storie di donne e di poesia 1: Veronica
Franco ( Venezia
1546-1591)
di Leo Spanu
Unica figlia
femmina di un nobile squattrinato, Veronica viene avviata alla professione di
cortigiana dalla madre Paola. All’epoca a Venezia v’erano due tipi di
cortigiane: la cortigiana di lume ( così chiamate perché per farsi riconoscere
accendevano una candela alla finestra) corrispondente alle attuali prostitute
di strada e la cortigiana onesta ( che significava dignitosa e di classe) un po’ come le moderne escort ma più
intellettuali e colte. Per poter avere questa seconda e importante qualifica
professionale Veronica va in sposa, a quattordici anni ad un medico,
squattrinato pure lui, che sarà mantenuto dalla moglie fino alla morte
prematura avvenuta nel 1582. Veronica può quindi dare avvio ad una onorata
professione che in poco tempo la porta dentro gli ambienti bene della città
lagunare. Nel frattempo studia pittura, musica e poesia diventando una discreta
disegnatrice, un’ottima musicista e cantante ed una pregevole poetessa. Inoltre
è una bellissima ragazza, bionda e con gli occhi azzurri. Il Tintoretto (Jacopo
Robusti) qualche anno dopo dipingerà un suo ritratto purtroppo andato perduto.
A 19 anni
Veronica è un’apprezzata cortigiana, le sue prestazioni crescono di valore come
azioni in borsa. Un suo bacio vale 6 scudi, una prestazione completa 50. Roba
da ricchi considerato che un medico guadagnava mediamente 8 scudi al mese.
Veronica
entra a far parte dei circoli letterari più importanti. Nel 1565 esce la sua
prima pubblicazione: Catalogo di tutte le
principali et più importanti cortigiane di Venezia. Come si deduce dal
titolo si tratta di una guida che fornisce nome, indirizzo e tariffe delle
cortigiane più in vista della città. Una specie di Pagine Gialle della
prostituzione d’alto bordo. Veronica è una donna molto attiva e frequenta fior
di letterati. Nella casa della famiglia patrizia dei Venier conosce Bernardo
Tasso, padre di Torquato, l’autore della Gerusalemme Liberata, Pietro Aretino e
ii famoso Tintoretto. Il padrone di casa, Domenico Venier diventa anche il suo
consigliere letterario. La fama di Veronica cresce ai massimi livelli e non
solo per il suo fascino. La bella cortigiana sa usare la penna molto bene. Celebre la sua polemica sul dovere
degli uomini di comportarsi cavallerescamente anche con le prostitute oltre ad
affermare il principio che anche una cortigiana
deve provare piacere. Femminista ante litteram, carattere forte e deciso
chiede maggiore rispetto per le donne in una società decisamente maschilista.
“Se siamo armate e addestrate siamo
in grado di convincere gli uomini che anche noi abbiamo mani, piedi e un cuore
come loro; e anche se siamo delicate e tenere, ci sono uomini delicati che
possono essere anche forti e uomini volgari e violenti che sono dei codardi. Le
donne non hanno ancora capito che dovrebbero comportarsi così, in questo modo
riuscirebbero a combattere fino alla morte; e per dimostrare che ciò è vero,
sarò la prima ad agire, ergendomi a modello.”
Rivendicare
il diritto alla sessualità quando il Concilio di Trento (1543-1565) ha appena riconosciuto ( bontà loro!) che le
donne hanno un anima, è di un’intelligenza e di un coraggio sovrumano. Chapeau!
Naturalmente
Veronica non ha vita facile. Famosi gli scontri verbali con Maffio Venier,
cugino di Domenico. Poetastro nonché amico di merende di Pietro Aretino, la
definisce nei suoi scadenti versi in maniera offensiva e volgare. Ma quando
Veronica lo sfida a duello, il coraggioso Maffio preferisce fuggire. La verità
è che Veronica non ha voluto concedere le sue grazie, neppure a pagamento, ad
un personaggio così mediocre e meschino. E
mentre la fama e l’invidia crescono, Veronica mette al mondo sei figli
da padri diversi ma alcuni muoiono in tenera età. Nel 1570, durante l’epidemia
di peste, Veronica deve fuggire da Venezia così finisce col perdere tutte le
ricchezze accumulate. Rientrata nel 1575 viene accusata di stregoneria ma è
assolta grazie ai buoni rapporti con la nobiltà veneziana dai Venier al
cardinale Ippolito d’Este. In quell’anno esce la seconda opera di Veronica: Terze Rime. Contiene 18 capitoli scritti
da lei e 7 scritti in suo onore di altri letterati. Le “Lettere familiari a diversi” invece vengono pubblicate nel 1580 e
comprendono 50 lettere e due sonetti in onore di re Enrico III di Francia con
il quale Veronica ebbe una relazione. Veronica poi sparisce dalla storia e
dalla cronaca di Venezia. Forse una conversione religiosa. Si sa che sono anni
di miseria. Si sa che ha richiesto un sussidio (negato) per lei e i suoi figli.
L’ultima notizia è un certificato di morte del luglio del 1591: “Veronica Franco è morta di febbri” .
Aveva quarantacinque anni.
Bel
personaggio e grande donna! Ma non c’è da stupirsi, quando la storia sarà
raccontata con più attenzione al ruolo delle donne, ne verranno fuori delle
belle. Dalle etere dell’antica Grecia che alleviavano gli ozi di generali e
filosofi indirizzandone sovente le scelte politiche alle matrone romane, spesso
guide occulte di imperatori deboli e capricciosi. Non parliamo poi del medioevo
dove imperatori, papi e cardinali si facevano condizionare da cortigiane più
colte e intelligenti di loro. Alla corte dei re di Francia, signore come la
Marchesa di Maintenon, Madame de Montespan, la contessa du Barry, per citarne
solo alcune, scrivono la storia più dei loro nobili amanti. Anche la nascita
del regno d’Italia deve qualcosa ad un’affascinante signora: Virginia Oldoini,
contessa Castiglione, nota come “ la
vulva d’oro del Rinascimento”.
Qualcuno
potrebbe obiettare che nella storia le donne hanno sempre avuto una posizione “orizzontale” (opinione sostenuta
dall’onorevole Daniela Santanchè). Forse è vero ma per me vale sempre la
domanda posta da uno misconosciuto filosofo del XX secolo, Roberto Benigni:
“Ma cosa avete voi donne tra le gambe
che tanto ci fa impazzire a noi uomini?”
Alcuni versi
di Veronica Franco, dalle Rime
Forse ancor nel letto ti seguirei, /
e quivi teco guerreggiando stesa, / in alcun modo non ti cederei, / per
soverchiar la tua si indegna offesa / ti verrei sopra, e nel contrasto ardita, / scaldandoti tu ancor nella
difesa/ teco morrei d’ugual colpo ferita.
NOTE
La storia di
Veronica Franco è stata raccontata nel film “ Padrona del suo destino” tratto dal libro di Margaret Rosenthal “ The onnest courtesan”. Veronica Franco è
anche protagonista di un testo teatrale di Dacia Maraini.
Bibliografia
Veronica Franco. Lettere. Edizioni Salerno 1998
Anonimo: Presunto
ritratto di Veronica Franco. Worcester Art Museum (U.S.A)
Articolo pubblicato
sul Corriere Turritano nr. 2 febbraio 2015
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