Giorgio Gaber: Io mi chiamo G
di Leo Spanu Da qualche tempo c'è un'invasione di fratelli d'Italia (neanche lontanamente miei parenti, per fortuna) che hanno invaso Rai Uno-Due-Tre. Col sorriso di uno che è appena venuto (per auto erotismo?) uomini di carta straccia ci raccontano quanto è diventata bella, felice e contenta la gente del Belpaese da quando madonna Meloni è venuta ad illuminare e salvare il nostro paese, una specie di " Rosa fresca aulentissima che apparisti (alla fine) dell'estate " e inizio autunno (libera traduzione dall'italiano-siculo del 1200). Avendo accumulato qualche anno nel mio curriculum vitae mi capita, sempre più sovente, di fare confronti col passato: ma davvero un tempo eravamo messi così male? Io non me ne sono accorto perchè troppo impegnato a cercare di vivere decentemente e dignitosamente ma, avendo i neuroni in disarmo (la vecchiaia è carogna), posso ricordare poco e allora chiedo aiuto ad un mio vecchio amico (purtroppo scomparso), Giorgio Gaber. E...